LA PEGGIO GIOVENTU’
Pubblicato il 20 dicembre, 2010 in Politica | Nessun commento »
Mercoledì 22 dicembre è in calendario al Senato l’approvazione definitiva della riforma dell’Università. La riforma voluta dal ministro Gelmini è stata valutata favorevolmente dal mondo accademico e non solo, sinanche il politologo Giovanni SARTORI, storico antiberlusconiano, ha espresso parere positivo, giudicandola come strumento idoneo a cambiare in meglio l’Università italiana. Contro la riforma si è invece scatenata l’azione dei centri sociali che nei giorni scorsi hanno messo a soqquadro le città italiane e in primo luogo Roma. Era in verità, come poi è stato ammesso da più parti, una protesta strumentale che aveva come obiettivo il Governo Berlusconi. Gli stessi terroristi che hanno messo a soqquadro Roma, si apprestano a farlo anche mercoledì. La scusa è la riforma univesitaria, l’obiettivo vero è tentare di sovvertire le decisioni del Parlamento che martedì 14 dicembre hanno ridato la fiducia al Governo di Berlusconi. E’ insorto il centrodestra, e ha provocato le reazioni scomposte della sinistra la proposta di Gasparri, capo dei senatori pdiellini, che ha chiesto l’arresto preventivo dei facinorosi di professione. L’accusa a Gasparri è stata quella di essere fascista. Come al solito chi difende le istituzioni e vuole preservarle dalla violenza dei terroristi viene accusato di…fascismo. Ecco cosa ne pensa Mario Sechi, direttore de Il Tempo, con l’editoriale di questa mattina.
Eccolo qua, il nuovo nemico pubblico, Maurizio Gasparri. Il capogruppo del Pdl ha detto che al posto della pacca sulla spalla e delle scarcerazioni automatiche per i teppisti, ci vuole legge e ordine. Bisogna isolare i violenti e metterli in sicurezza prima delle manifestazioni. Al netto del modo un po’ ruspante con il quale Gasparri mette giù le sue proposte politiche, credo che il capogruppo del Pdl abbia ragione. Siamo circondati da un’aria torbida, cattiva e sinistra e i miei cronisti in questi giorni mi hanno riferito cose che spero non si realizzino. Il tam tam dell’antagonismo e dello sfascismo parla chiaro: mercoledì la Peggio Gioventù vuole mettere a soqquadro Roma e già da oggi promette un antipasto di quel che sarà. Agli studenti pacifici e in buona fede il diritto di manifestare deve essere garantito, ma più osservo i fatti e più sono convinto che sia arrivato il momento della linea dura. Guardate la foto che pubblichiamo qui a fianco. Per i redattori del mio giornale non ci sono dubbi: è un volantino distribuito in piazza nei giorni degli scontri e la giovinetta sorridente sotto l’ascella cela una pistola. Forse qui a Il Tempo ci vediamo tutti male, ma sfido i lettori a vedere qualcos’altro. Mi auguro che almeno sia caricata ad acqua e che sia una goliardata, ma in ogni caso, il segnale è inquietante.
Quando i cronisti Fabio di Chio e Augusto Parboni mi hanno mostrato il volantino e informato delle intenzioni dei descamisados fuori corso, ho realizzato che tutti i discorsi degli intelligentoni sono fuori tempo massimo. C’è un treno carico di materiale che scotta in corsa. Bisogna fermarlo. I disordini, gli incidenti, gli scontri drammatici di qualche giorno fa sono solo il primo piatto di un pranzo indigesto. Ho letto in questi giorni articoli pieni di comprensione per «i ragazzi», editoriali colmi di buonismo e sociologia da quattro soldi. Sono pericolosi. Innescano una reazione di solidarietà, danno ai violenti la giustificazione per colpire e sentirsi parte di un progetto per un radioso avvenire. Attenti, cari chierici in servizio permanente effettivo, questo non è il Sessantotto, siamo di fronte a qualcosa che non ha progetto politico e rispetto al passato ha a disposizione strumenti ancor più letali.
C’è la Rete, con la sua comunicazione in tempo reale, i suoi slogan, le sue parole d’ordine e la sua capacità di mobilitazione. Muovere masse di violenti, di ingenui pronti a immolarsi per una causa sbagliata, è facile. Non siamo nell’era della clandestinità, ma dello scambio di informazioni in chiaro, in real time, della sfida aperta, della violenza dichiarata, cercata e sbattuta in faccia al mondo, possibilmente in diretta. Quel che sta accadendo nelle università e nelle fabbriche dovrebbe preoccupare tutti e invece stiamo assistendo a una folle gara alla giustificazione del peggio e alla mistificazione della realtà contemporanea. Il fallimento del nostro sistema educativo è totale, è plasticamente rappresentato dalla piazza sbavante di giovani che imbracciano spranghe e tirano sanpietrini. Una parte di loro ha la testa completamente vuota, ma le mani sono armate. Sono là perché vogliono pestare lo sbirro, odiano lo Stato, desiderano lo scontro fisico. Questo fallimento è, prima di tutto, delle famiglie e poi della scuola che ha dimenticato una materia fondamentale: l’educazione civica. Invece di alzare il sopracciglio e impartire lezioni dal salotto, l’intellighentsia di questo Paese dovrebbe fare lo sforzo di ascoltare e leggere cosa si dice nelle università. Scoprirebbero un mondo intriso di fanatismo e una nuova ideologia che sogna il rovesciamento del governo con la piazza.
Sono «contro» tutto», perfino contro Roberto Saviano. Parte di questo movimento estremista viene da sinistra, ma si salda con il magma del mondo degli ultras da stadio, con gli sbandati delle aree metropolitane, con la pura delinquenza il cui unico fine è il caos. Gasparri è il nuovo nemico pubblico e una massa di sfascisti è l’emblema della democrazia. Questo è il risultato del dibattito politico italiano. Fa orrore. Dei fatti, quelli che Il Tempo pubblica da giorni non gliene importa niente a nessuno. Un ragazzo ha rischiato di essere ammazzato con un colpo di casco in faccia e sapete perché? Secondo le direttive dei compagni non doveva lanciare arance ma pietre contro i poliziotti. É stato «punito» da un suo compagno di lotta. Sono sballati che ballano la danza della morte. Mario Sechi, Il Tempo, 20 dicembre 2010