L’IMPEDIMENTO DELLA CORTE, di Alessandro Sallusti
Pubblicato il 24 dicembre, 2010 in Politica | Nessun commento »
Berlusconi non si accontenta della fiducia, numericamente minima ma politicamente enorme, ottenuta in Parlamento e va oltre. Non è tempo di pareggi, la partita per la governabilità del Paese va vinta. Ma ci sono due ostacoli. Il primo è la sentenza che l’11 gennaio la Corte costituzionale dovrà emettere per confermare o abolire la legge sul legittimo impedimento (il piccolo scudo che permette al premier di sottrarsi temporaneamente all’accanimento giudiziario). Il secondo è capire se e quanti deputati moderati oggi all’opposizione sono disposti a passare con la maggioranza rendendo di fatto possibile la prosecuzione della legislatura. Le due cose sono strettamente legate. È probabile infatti che Casini, gli uomini del Fli delusi da Fini e altri aspettino proprio il verdetto per dichiarare le proprie intenzioni. Se i giudici della Consulta ridaranno Berlusconi in pasto ai magistrati staranno al loro posto e riprenderà con vigore il tentativo di fare cadere il governo, viceversa saranno possibili nuovi accordi politici. Per sottrarsi da questa possibile alleanza giudici-opposizione (la Corte è formata a maggioranza da toghe di sinistra) Berlusconi ieri lo ha detto chiaramente: se cade il legittimo impedimento, si va subito a votare. Solo qualche stolto in malafede può vedere in questo una interferenza nelle libere decisioni della Corte costituzionale. Per più motivi. Primo: l’Italia è l’unico Paese che permette alla magistratura di scorrazzare in lungo e in largo dentro la politica senza alcun filtro o precauzione. Secondo: l’accanimento giudiziario contro il premier è cosa evidente e provata. Terzo: la maggioranza degli elettori, di deputati e senatori ha ribadito più volte, confermando la fiducia nell’urna e votando leggi, di voler dare uno scudo alle alte cariche dello Stato. Quarto: i processi che si riaprirebbero a carico di Berlusconi sono fondati solo su teoremi ( in un caso pure su un falso). La legge in questione ha tutte le carte in regola, compresa la firma del capo dello Stato. Tentare di abolirla con cavilli e alchimie giuridiche di pura accademia vorrebbe direnon rispettare non solo codici e buonsenso, ma tradire la libera volontà del potere legislativo. Se qualcuno vorrà farlo dovrà prendersene tutta la responsabilità, compresa quella di mettere ulteriormente a rischio la stabilità del Paese in un momento così delicato dell’economia. Ps: a tutti i lettori i più sinceri e affettuosi auguri di Buon Natale e un grande grazie. Come tutti i giornali, torniamo in edicola lunedì 27 dicembre.
IL GIORNALE, 24 DICEMBRE 2010