Antonio Di Pietro

L’Italia dei valori come il Partito democratico. Della serie prima di fare la morale agli altri, è sempre bene pensarci due volte. Aperto il vaso di Pandora della «questione morale», i dipietristi sono cascati, con tutti gli stivali, in una spirale di insulti e recriminazioni tra colleghi di partito, da fare invidia a Bersani e compagni.Lo scontro tra Antonio Di Pietro e il direttore di MicroMega Paolo Flores d’Arcais sul sondaggio «taroccato» non si è ancora placato, e se l’ex pm ha deciso di non portare avanti la querelle («Basta, non intendo più replicare», ha risposto a chi gli chiedeva un commento sulla vicenda), il filosofo ha affondato il colpo: «Si predica bene nella linea politica e si razzola male a livello locale, ma il responsabile di questo razzolar male è Di Pietro che questi gruppi dirigenti ha scelto», ha spiegato. Il direttore di MicroMega è poi tornato sul contestato sondaggio. «Al netto degli insulti, c’è nella tua replica una falsità e un ragionamento insostenibile. La falsità è che ad un certo punto avrei chiuso l’accesso al sondaggio, che è invece ancora in corso», ha spiegato rivolgendosi a Di Pietro sul sito della rivista. «Il ragionamento insostenibile – ha proseguito – è che inizialmente avrebbero votato solo i lettori di MicroMega, che condividevano l’opinione del direttore, poi passate le feste i navigatori in generale attraverso il passaparola, e le percentuali sarebbero diventate altre».

Se il leader Idv sceglie di non intervenire più sull’argomento, un motivo c’è. A leggere il sondaggio ci si accorge del fatto che gli strali giustizialisti di De Magistris hanno colpito nel segno, visto che il 51 per cento dei lettori sostiene l’esigenza di un cambiamento della classe dirigente. Alle domande – si legge sul sito – hanno risposto oltre 34mila lettori e il risultato è una maggioranza che chiede a gran voce il rinnovamento. Il 20 per cento è favorevole a un ricambio dei vertici attraverso le primarie e il 31 per cento chiede a Di Pietro di affrontare con radicalità la questione morale. Al contrario, per il 32 per cento non esiste questione morale nell’Idv, mentre il 17 per cento ritiene che il tema riguardi un po’ tutti. Di Pietro tace e tace anche De Magistris. «Preferisco non parlare per adesso», ha spiegato. Nega invece l’esistenza di una questione morale Massimo Donadi, capogruppo Idv a Montecitorio: «Affermarlo – scrive – vuol dire che nel partito sguazzano indisturbati corrotti, disonesti e persone che usano la politica per interesse personale», tutto questo «è falso e insultante. Ribadisco – sottolinea – che il partito che conosco non solo è il partito dove non c’è nessuna questione morale ma, al contrario, è un partito bello e pulito».

Sarà. I nodi, in realtà, restano e saranno affrontati nell’esecutivo nazionale convocato a Sorrento dal 14 al 16 gennaio. Perché dietro alla cortina della polemica di questi giorni – spiegano in ambienti Idv – c’è il vero scontro in atto, che è quello sulla leadership. Chi si gode lo spettacolo è Antonio Razzi che con la sua uscita dal partito alla vigilia della fiducia, in compagnia di Domenico Scilipoti, ha indirettamente dato fuoco alle polveri. E il suo attacco è di nuovo diretto al vertice dell’Idv: «Il problema è la guida del partito che è nelle mani del presidente al quale nessuno può dire nulla né proporre nulla». A guardare poi i commenti sulla vicenda sul sito di MicroMega, ci si rende conto che, mentre i leader della sinistra si fanno la guerra tra di loro, la base ha capito tutto: «Non vi sparate addosso, B. sta ridendo», si legge nell’ultimo – disperato – consiglio di un lettore.