Saranno, nel palaz­zo, sui giornali e in tv, anche tutti cam­pioni di politica ma a dare le carte sembra esse­re ancora solo lui, il pre­mier. Hanno tentato di far­lo fuori (in Parlamento), hanno ridicolizzato la sua esigua maggioranza appe­sa a Scilipoti, lo stanno aspettando al varco della sentenza sul legittimo im­pedimento, speranzosi di vederlo al gabbio, hanno dato il Pdl per morto. Eppu­re, all’inizio della settima­na decisiva il fronte anti­berlusconiano a tempo pieno segna di nuovo il pas­so, impantanato dai suoi stessi giochetti di palazzo e messo a nudo dalla dram­maticità del caso Fiat- Mar­chionne che per la prima volta vede i partiti a voca­zione operaista completa­mente spiazzati e incapaci di qualsiasi opera di media­zione. Vediamo perché. Sul fronte politico (allarga­mento della maggioranza) due le novità. La prima è la disponibilità di Casini a so­stenere la maggioranza «nell’interesse del Paese». Archiviata l’idea partigia­na di fondare un Comitato nazionale di liberazione da Berlusconi, il leader Udc è pronto a riportare i suoi elettori (come lo si ve­drà) nella loro sede natura­le, cioè il centrodestra. Non solo. Oggi, a sorpresa, Berlusconi incontra il go­vernatore della Sicilia, Raf­faele Lombardo, che in Par­lamento ha un gruppo di sei deputati (l’Mpa)oggi al­l’opposizione ma domani chissà. Entrambi, Casini e Lombardo, sono alleati di Fini che come si vede non solo perde pezzi ma anche ruolo politico. E dire che soltanto un mese fa si cre­deva l’ago della bilancia. Sul versante giudiziario si attende per giovedì la fa­mosa sentenza. Ma oggi si scopre che se anche doves­se essere completamente avversa (cosa difficile) i processi in corso rischiano comunque di finire in pre­scrizione. I giudici che li hanno iniziati, infatti, nel frattempo sono stati trasfe­riti ad altro incarico e quin­di, come prescrive in que­sti casi la legge, i dibatti­menti dovranno ricomin­ciare completamente dal­l’inizio. Per quanto riguar­da il partito è ormai pronta la rivoluzione dentro il Pdl. Ieri è circolata una bozza del nuovo simbolo. Si po­trebbe chiamare «Italia», evocando così le fortunate origini e dovrebbe essere organizzato sul territorio in maniera completamen­te innovativa. Insomma, anche se fosse necessario tornare a votare, il più pron­to pare ancora il centrode­stra a guida Berlusconi. PS: Ieri il presidente Na­politano si è scagliato con­tro il Gio­rnale per un’inter­vista a un famigliare di una vittima di terrorismo che segnalava la scarsa consi­derazione del Quirinale per i loro problemi. Il presi­dente ha sbagliato indiriz­zo. Di solito ce la si prende con chi le cose le dice, non con chi le pubblica. Alme­no che non si voglia censu­rare. Alessandro Sallusti, Il Giornale, 11 gennaio 2011

…………………Sallusti, oltre che essere il direttore  de Il Giornale, quotidiano di proprietà del frarello di Berlusconi, è anche un convinto sostenitore del premier, per cui la sua analisi potrebbe apparire dettata dal ruolo e dall’affeto. Eppure non è così. Nonostante tutto il clamore dei mesi passati, la stella di Berlusocni e del centrodestra cpontinua a brillare. Sarà per questo che Casini, tortuosamente come da scuola democristiana, si è dichiarato pronto a collaborare con il Governo e Lombardo, in grande affanno in Sicilia, potrebbe decidere di vrare una nuova Giunta, la quinta!, buttando a mare il PD e il FLI che sinora lo hanno appoggiato. Naturalmente è tutto da vedere. Una sola cosa pare certa,  l’eclissi di Fini che partito per mari lontani per trascorrere le ferie, sempre più appare lontano dal ruolo che credeva di poter rivestire. Il tempo, come dice un proverbio antico, matura le mele e fa chiarezza degli uomini: Fini era un gregario, furbo e fortnato, ma pur sempre un gregario. Tale  è destinato a ritornare ad essere dopo una stagione da centro del sole che è irrimediabilmente finita.   g.