ll vice sindaco Fasano, che di mestiere fa il medico di famiglia, si è dimesso dalla carica.

La notizia, che circolava già da qualche giorno fra gli addetti ai lavori,  tra sussurri e grida, fra sorrisi  e sogghigni,   ha trovato conferma  con la diffusione della lettera con cui Fasano (GIAMBY per gli intimi) si è dimesso,  e la cui lettura ha interrotto per un attimo, solo per un attimo, la sonnolenta vita quotidiana  dei  torittesi  che hanno scoperto, divertendosi un mondo,  una nuova categoria di polemica politica: il mancato rispetto…..

Perché Fasano ha lamentato proprio questo: il mancato rispetto a lui e alla sua famiglia da parte, pare,  di alcuni componenti della  eterogenea maggioranza che amministra il Comune e   che proprio  Fasano aveva aiutato a vincere nel 2009.

Non c’era traccia, sinora, nella pur ricca e variegata casistica delle tante specie di dimissioni all’italiana, di questa nuova specie di cui è ora inventore e titolare effettivo Fasano (di qualcosa deve pur essere effettivo il nostro eroe,  dopo aver fatto, orrore!,  lo scodinzolante supplente di Gagliardi e ora anche quello di Geronimo), cioè le dimissioni per “mancanza di rispetto” con tanto di riferimento  alla famiglia come in ogni farsa che si rispetti.

Che richiama alla memoria “il familismo amorale”,  fenomeno sociologico di stampo mafioso che fu oggetto negli anni 50 del secolo scorso di uno approfondito studio da parte di un sociologo americano che all’uopo si trasferì in Basilicata ove il fenomeno aveva, all’epoca, vistosi riscontri. Da allora ad oggi, in verità, il fenomeno non è più tale perché nel frattempo è divenuta pratica costante in ogni parte del pianeta e  consiste nel favorire da parte dei potenti i propri familiari, da cui, appunto, il “familismo amorale”.

Ma è la prima volta che qualcosa di simile  viene praticato non già per favorire un familiare, ma per difenderlo dalla…… mancanza di rispetto (che nel concetto un qualche vago sapore mafioso pur riecheggia…).

La mancanza di rispetto,  a quel che è dato sapere per averlo lo stesso Fasano ripetuto a più persone,  si sarebbe concretizzata in qualche critica,  un po’ salace, forse, sulla  recente intitolazione di una strada cittadina, la ormai ex via Solferino, al padre di Fasano ( a proposito, proprio nel 150° dell’Unità Nazionale, è stata rimossa  dalla toponomastica cittadina la strada intitolata alla epica battaglia che nel 1859, il 23 giugno, per la cronaca, concluse, vittoriosamente, la seconda guerra d’indipendenza, aprendo la strada all’unità nazionale!).

La cosa, così si mormora, non sarebbe stata vista di buon occhio (non per ragioni patriottiche, quando mai!, ma solo per ragioni di interessi di bottega all’interno della maggioranza)  da parte di alcuni che, pare, sarebbero andati ben oltre la critica al fatto in sé, scavando volutamente nella mente di chi ha qualche capello grigio qualche ricordo non proprio piacevole.

Di qui la reazione di Fasano (che  come è noto considera  se stesso e la sua “gens” al di sopra di qualsiasi critica),   sfociata nelle dimissioni.

Potremmo limitarci a constatare che, dopotutto,  Fasano ha avuto quel che si meritava e magari  registrare, per la curiosità di chi ci legge, i tanti commenti, alcuni  salaci e altri decisamente irridenti, comunque non commendevoli,  che hanno accompagnato la lettera da parte di tutti e, sorpresa,  anche, e soprattutto, da parte di quelli che si fingono suoi “consigliori”, fino al punto di suggerirgli le dimissioni,  ma che dietro e alle sue spalle se la ridono a crepapelle, inciuciando per prenderne il posto, magari con il suo stesso “sostegno”.

Ma,  tutto sommato,  la cosa non ci  interessa per nulla , come del resto lascia indifferente la gran parte della gente che ha cose un po’ più serie cui pensare che non le lacrimevoli oltre che assai risibili lagnanze di Fasano, che per di più riguardano cose private che poco hanno a che fare con il ruolo pubblico rivestito, senza lode e senza infamia, dal Fasano, oggi come nel passato.

Piuttosto. Fasano si  era  candidato  alle amministrative del 2009 per aiutare i traballanti ex comunisti e i loro variopinti  alleati  a vincere contro Gagliardi;  operazione riuscita, sul fil di lana,  anche  grazie a lui, che galoppava come un asinello sardo durante i giorni della campagna elettorale e  che ha anche usato, allo scopo, il suo mestiere.

Per questa ragione Fasano, presuntuoso qual’è e quale è sempre stato, benchè nella suddivisione categoriale degli uomini può al massimo aspirare politicamente ad essere collocato tra la penultima (la quarta) e l’ultima (la quinta) delle categorie degli uomini individuate dall’indimenticato Leonardo Sciascia, si aspettava di essere sistemato in una specie di nicchia privilegiata, e lì ricevere l’omaggio devoto e perenne dei suoi “compagni” di ventura,  quasi fosse un santo.

Invece ci hanno pensato proprio  i “compagni” di strada  a riportarlo brutalmente con i piedi per  terra, contestandone il ruolo in Giunta e, per ottenerne la rimozione,  scaraventandolo nella mischia della  più insulsa e risibile  delle polemiche, che non riguarda la vita pubblica e   amministrativa della quale a Fasano, ma anche ai suoi antagonisti, notoriamente poco importa, anche perché poco ne capisce,  ma fatti personali e privati. Che però  tali avrebbero fatto bene a rimanere. Per rispetto della gente a cui di queste faccende poco o punto interessa. g.


P.S. Per non costringere  tra chi ci legge  i pochi che non le conoscono   a ricercare  la quarta e la quinta delle cinque categorie  in cui Sciascia,  il grande e indimenticato scrittore siciliano,  suddivide gli uomini, lo precisiamo noi: nella quarta Sciascia colloca i “piglianculo” e nella quinta, l’ultima, i “quaquaraqua’”. g