Un lettore de Il Giornale scrive una lettera ed espone, alla luce dell’ultima ennesima azione giudiziaria contro Berlusconi, i dubbi che sono di tutti, di tutti i militanti del PDL e in genre degli elettori  che hanno votato per Berlusconi e sono pronti a rivotarlo. Alla lettera del lettore risponde il direttore, Alessandro Sallusti, con la sua prosa asciutta che va dritta al cuore dei problemi. Vale la pena di leggere la domanda del lettore e la risposta del direttore, condividendone l’una e l’altra.  Eccole.

Egregio direttore,

ero berlusconiano, so­no berlusconiano e domani vorrei esse­re nuovamente berlusco­niano. Sono un piemontese che lavora 300 giorni l’an­no senza mai abusare di mutua o di ferie, un ragaz­zo che a 25 anni si è sposato per amore e perché la fami­glia è l’unica possibilità di ambizione fondamentale nella vita, un ragazzo che domani vorrà dare la possi­bilità ai propri figli di vive­re meglio di oggi, con coe­renza e positività. Vorrei es­sere convinto al 110 per cen­to che Silvio è il bene per il futuro e non solo per il pas­sato. Da italiano e da eletto­re fedelissimo mi chiedo se non sia meglio che Silvio si dimetta. Lasci la poltrona a Tremonti, a Letta, a Maro­ni, a Brunetta. Nel frattem­po vada da chi lo accusa e lo sbugiardi. Credo che l’Italia oggi per sconfiggere la crisi non possa più per­mettersi di vivere alla gior­nata. Un saluto da un lettore af­fezionato. B.L.

Caro lettore,

si consoli. Non è l’unico berlusco­niano ad essere assalito in queste ore da dubbi e perplessità. Chi sta dalla parte del premier, e legge per esempio questo gior­nale, credo abbia suffi­cienti argomenti per capi­re e sostenere che siamo di fronte non a un’inchie­st­a giudiziaria ma a un ag­guato della magistratura politicizzata, a un linciag­gio mediatico, indegno di un Paese civile e libera­le, che arriva a ironizzare sulla posizione in cui il malcapitato dorme (che tra l’altro è uguale a quel­la di milioni di italiani). Lei quindi sa che i pm di Milano hanno violato leggi e regole e che quin­di, ben conoscendo qua­le razza di casta governa sul palazzo di giustizia, quel tribunale non può garantire all’imputato Berlusconi la serenità e l’imparzialità che si chie­de a un giudice. Avendoci seguito in questi giorni, lei sa di che pasta sono fatti i morali­sti alla Ezio Mauro, il di­rettore di Repubblica che, ai tempi del caso Clinton-Lewinsky, difese il democratico presiden­te sostenendo che la lea­dership di un Paese non può essere distrutta da uno scandalo sessuale.

Lei forse non sa, ma glielo raccontiamo oggi, che i due giornali più indignati per le frequenta­zioni con ragazze di dubbia moralità, il Corriere della Se­ra e Repubblica , sfruttano la prostituzione (nessuno può escludere se minorile o no) pubblicando a pagamento annunci nei quali giovani escort si offrono ai lettori. Potrei continuare questo elenco all’infinito. Mi fer­mo qui. Lei quindi sa di che cosa stiamo parlando (acca­nimento giudiziario e dop­pia morale) ma, nonostante questo, dice: adesso basta, Berlusconi si ritiri e passi la mano a un uomo del Pdl af­finché mio figlio possa vive­re in un Paese dove il gover­no si occupa delle cose che riguardano il suo futuro e non dei guai del premier. Capisco il senso dell’equa­zione (via Berlusconi, via i problemi), ma si tratta di una suggestione, un’illusio­ne alimentata ad arte, la me­ta dove vogliono portarla, e vedo che ci stanno riuscen­do, Fini, Casini, Bersani, Vendola e Di Pietro, spalleg­giati da giornali e program­mi televisivi complici. Che cosa vogliono questi signori? Un Paese migliore? Se fosse vero, se ne fossero capaci, non avrebbero falli­to alla prova dei fatti quan­do è capitata l’occasione e quindi il potere di farlo. Se avessero avuto un progetto interessante per suo figlio sono certo che lei, come qualsiasi buon padre, avreb­be votato in passato uno di loro e non Berlusconi. Lei crede davvero che, via Berlu­sconi, il Pdl sia oggi in grado di resistere all’assalto di Ca­sini, Fini (quello che svende i gioielli di famiglia politica al cognato e raccomanda la suocera in Rai) e della sini­stra? Lei crede che il comu­nista Napolitano si oppor­rebbe a sovvertire in poche ore il risultato elettorale, cioè la volontà popolare? Io penso che lei sia in buo­na fede, ma non per questo politicamente sprovveduto al punto di non capire che un minuto dopo le dimissio­ni del premier nulla sarà più come prima, neppure il futuro di suo figlio. Se l’Ita­lia ha imboccato la via del federalismo, cioè della mo­dernità fiscale e ammini­­strativa, è certo merito del­la Lega. Ma è stato possibi­le, e c’è una probabilità che ciò accada davvero, solo perché Berlusconi ha dife­so questa riforma dagli as­salti di alleati e avversari ri­masti ancorati al centrali­smo ladrone e sprecone. Se lei e suo figlio potete spera­re di avere un giorno un fi­sco equo è perché Berlusco­ni si è messo di traverso ri­spetto a qualsiasi ipotesi, comprese quelle di Tre­monti, che lo Stato risolva i suoi problemi mettendo le mani nelle nostre tasche. Se suo figlio può sperare di trovare un giorno lavoro è perché Berlusconi perso­nalmente ha tenuto tutto il governo al fianco di Mar­chionne e non della Cgil nel caso Fiat. Se sua moglie si sente un po’ meno insicura passeggiando in città è per­ché Berlusconi ha imposto, insieme a Bossi, una dura lotta all’immigrazione clan­destina non cedendo alle si­rene buoniste presenti an­che dentro la maggioranza. È falso dire che questo go­verno non c’è più: in poche settimane ha superato ben due voti di fiducia. È falso sostenere che la maggioran­za è morta: anche ieri ha su­perato senza problemi due delicate votazioni sia alla Camera sia al Senato. Sen­za Berlusconi premier que­sto non sarebbe avvenuto, né potrebbe avvenire in fu­turo. Quando Casini dice, come ha fatto ieri, che sen­za Berlusconi la maggioran­za sarebbe più forte, pren­de in giro gli italiani. Lui sì, ovviamente, sarebbe più forte, ma per fare cosa? In­sieme a Fini e Bersani, smonterebbe il federali­smo in cinque minuti, in dieci aumenterebbe le tas­se per riprendere a distribu­ire soldi ad amici e parenti, in trenta bloccherebbe la ri­forma dell’università invi­sa alla casta dei loro compa­ri baroni. E così via. Mi creda, al momento sol­tanto Berlusconi ha la forza di tenere insieme questa ar­mata, magari un po’ pastic­ciona, che è il Pdl. Non per­ché il premier sia super­man, ma perché è l’unico che ha i voti, e quindi la for­za, sufficienti per farlo. Non è il momento di cadere nel tranello mediatico-giudizia­rio. La lusinga del cambio in corsa e in casa è come quel­la di Cappuccetto Rosso: per mangiarci meglio. Il boc­cone siamo noi moderati e liberali. Che siamo abituati ad altri metodi. Se non riu­sciamo ad andare avanti ci ricontiamo nelle urne. Non dobbiamo avere paura di farlo, se sarà il caso, anche questa volta. Le votazioni di ieri in Parlamento dicono che, al di là dei necrologi già scritti dalle opposizioni, il momento non è questo. Aspettiamo. Preferisce tu­rarsi il naso o consegnare suo figlio a Fini e a Di Pie­tro? Alessandro Sallusti.

Fonte Il Giornale, 20 gennaio 2011