BERLUSCONI DEVE LASCIARE? A DOMANDA, RISPONDE
Pubblicato il 20 gennaio, 2011 in Politica | Nessun commento »
Un lettore de Il Giornale scrive una lettera ed espone, alla luce dell’ultima ennesima azione giudiziaria contro Berlusconi, i dubbi che sono di tutti, di tutti i militanti del PDL e in genre degli elettori che hanno votato per Berlusconi e sono pronti a rivotarlo. Alla lettera del lettore risponde il direttore, Alessandro Sallusti, con la sua prosa asciutta che va dritta al cuore dei problemi. Vale la pena di leggere la domanda del lettore e la risposta del direttore, condividendone l’una e l’altra. Eccole.
Egregio direttore,
ero berlusconiano, sono berlusconiano e domani vorrei essere nuovamente berlusconiano. Sono un piemontese che lavora 300 giorni l’anno senza mai abusare di mutua o di ferie, un ragazzo che a 25 anni si è sposato per amore e perché la famiglia è l’unica possibilità di ambizione fondamentale nella vita, un ragazzo che domani vorrà dare la possibilità ai propri figli di vivere meglio di oggi, con coerenza e positività. Vorrei essere convinto al 110 per cento che Silvio è il bene per il futuro e non solo per il passato. Da italiano e da elettore fedelissimo mi chiedo se non sia meglio che Silvio si dimetta. Lasci la poltrona a Tremonti, a Letta, a Maroni, a Brunetta. Nel frattempo vada da chi lo accusa e lo sbugiardi. Credo che l’Italia oggi per sconfiggere la crisi non possa più permettersi di vivere alla giornata. Un saluto da un lettore affezionato. B.L.
Caro lettore,
si consoli. Non è l’unico berlusconiano ad essere assalito in queste ore da dubbi e perplessità. Chi sta dalla parte del premier, e legge per esempio questo giornale, credo abbia sufficienti argomenti per capire e sostenere che siamo di fronte non a un’inchiesta giudiziaria ma a un agguato della magistratura politicizzata, a un linciaggio mediatico, indegno di un Paese civile e liberale, che arriva a ironizzare sulla posizione in cui il malcapitato dorme (che tra l’altro è uguale a quella di milioni di italiani). Lei quindi sa che i pm di Milano hanno violato leggi e regole e che quindi, ben conoscendo quale razza di casta governa sul palazzo di giustizia, quel tribunale non può garantire all’imputato Berlusconi la serenità e l’imparzialità che si chiede a un giudice. Avendoci seguito in questi giorni, lei sa di che pasta sono fatti i moralisti alla Ezio Mauro, il direttore di Repubblica che, ai tempi del caso Clinton-Lewinsky, difese il democratico presidente sostenendo che la leadership di un Paese non può essere distrutta da uno scandalo sessuale.
Lei forse non sa, ma glielo raccontiamo oggi, che i due giornali più indignati per le frequentazioni con ragazze di dubbia moralità, il Corriere della Sera e Repubblica , sfruttano la prostituzione (nessuno può escludere se minorile o no) pubblicando a pagamento annunci nei quali giovani escort si offrono ai lettori. Potrei continuare questo elenco all’infinito. Mi fermo qui. Lei quindi sa di che cosa stiamo parlando (accanimento giudiziario e doppia morale) ma, nonostante questo, dice: adesso basta, Berlusconi si ritiri e passi la mano a un uomo del Pdl affinché mio figlio possa vivere in un Paese dove il governo si occupa delle cose che riguardano il suo futuro e non dei guai del premier. Capisco il senso dell’equazione (via Berlusconi, via i problemi), ma si tratta di una suggestione, un’illusione alimentata ad arte, la meta dove vogliono portarla, e vedo che ci stanno riuscendo, Fini, Casini, Bersani, Vendola e Di Pietro, spalleggiati da giornali e programmi televisivi complici. Che cosa vogliono questi signori? Un Paese migliore? Se fosse vero, se ne fossero capaci, non avrebbero fallito alla prova dei fatti quando è capitata l’occasione e quindi il potere di farlo. Se avessero avuto un progetto interessante per suo figlio sono certo che lei, come qualsiasi buon padre, avrebbe votato in passato uno di loro e non Berlusconi. Lei crede davvero che, via Berlusconi, il Pdl sia oggi in grado di resistere all’assalto di Casini, Fini (quello che svende i gioielli di famiglia politica al cognato e raccomanda la suocera in Rai) e della sinistra? Lei crede che il comunista Napolitano si opporrebbe a sovvertire in poche ore il risultato elettorale, cioè la volontà popolare? Io penso che lei sia in buona fede, ma non per questo politicamente sprovveduto al punto di non capire che un minuto dopo le dimissioni del premier nulla sarà più come prima, neppure il futuro di suo figlio. Se l’Italia ha imboccato la via del federalismo, cioè della modernità fiscale e amministrativa, è certo merito della Lega. Ma è stato possibile, e c’è una probabilità che ciò accada davvero, solo perché Berlusconi ha difeso questa riforma dagli assalti di alleati e avversari rimasti ancorati al centralismo ladrone e sprecone. Se lei e suo figlio potete sperare di avere un giorno un fisco equo è perché Berlusconi si è messo di traverso rispetto a qualsiasi ipotesi, comprese quelle di Tremonti, che lo Stato risolva i suoi problemi mettendo le mani nelle nostre tasche. Se suo figlio può sperare di trovare un giorno lavoro è perché Berlusconi personalmente ha tenuto tutto il governo al fianco di Marchionne e non della Cgil nel caso Fiat. Se sua moglie si sente un po’ meno insicura passeggiando in città è perché Berlusconi ha imposto, insieme a Bossi, una dura lotta all’immigrazione clandestina non cedendo alle sirene buoniste presenti anche dentro la maggioranza. È falso dire che questo governo non c’è più: in poche settimane ha superato ben due voti di fiducia. È falso sostenere che la maggioranza è morta: anche ieri ha superato senza problemi due delicate votazioni sia alla Camera sia al Senato. Senza Berlusconi premier questo non sarebbe avvenuto, né potrebbe avvenire in futuro. Quando Casini dice, come ha fatto ieri, che senza Berlusconi la maggioranza sarebbe più forte, prende in giro gli italiani. Lui sì, ovviamente, sarebbe più forte, ma per fare cosa? Insieme a Fini e Bersani, smonterebbe il federalismo in cinque minuti, in dieci aumenterebbe le tasse per riprendere a distribuire soldi ad amici e parenti, in trenta bloccherebbe la riforma dell’università invisa alla casta dei loro compari baroni. E così via. Mi creda, al momento soltanto Berlusconi ha la forza di tenere insieme questa armata, magari un po’ pasticciona, che è il Pdl. Non perché il premier sia superman, ma perché è l’unico che ha i voti, e quindi la forza, sufficienti per farlo. Non è il momento di cadere nel tranello mediatico-giudiziario. La lusinga del cambio in corsa e in casa è come quella di Cappuccetto Rosso: per mangiarci meglio. Il boccone siamo noi moderati e liberali. Che siamo abituati ad altri metodi. Se non riusciamo ad andare avanti ci ricontiamo nelle urne. Non dobbiamo avere paura di farlo, se sarà il caso, anche questa volta. Le votazioni di ieri in Parlamento dicono che, al di là dei necrologi già scritti dalle opposizioni, il momento non è questo. Aspettiamo. Preferisce turarsi il naso o consegnare suo figlio a Fini e a Di Pietro? Alessandro Sallusti.
Fonte Il Giornale, 20 gennaio 2011