Silvio Berlusconi La sabbia nella clessidra sta scorrendo, i mozzaorecchi avanzano e nel Paese si aprirà uno sbrego tra le istituzioni e il blocco sociale che ha votato Berlusconi. Il Cavaliere ha commesso molti errori, ha peccato di ingenuità e imprudenza, ha mischiato allegramente la vita privata con quella istituzionale, ha sbagliato con chi accompagnarsi e s’è fidato di qualche amico più che maldestro, ma gli errori che considero gravi sono due soli: non ha fatto la riforma della giustizia (veniva prima di tutto) e non ha mai governato gli apparati che dovevano proteggere la sua figura istituzionale.
Gli scandali a luci rosse non sono una novità della Seconda Repubblica, le feste scosciate non sono un’esclusiva di Berlusconi, la storia del nostro Paese ne è zeppa. Altro che Bunga Bunga. La differenza con il passato è che la Democrazia Cristiana aveva solidi legami con la magistratura, i servizi segreti, la polizia e i carabinieri, una rete che serviva – nei momenti essenziali – a far prevalere la ragion di Stato su qualsiasi altro tipo di pulsione o tentazione deviante, personale o di gruppo organizzato. Questo sistema ha consentito al Paese di cavarsela in periodi terribili, di mantenere la stabilità e assicurare la sovranità del Parlamento, tenendo a freno il naturale dispotismo della magistratura e dello stesso governo.

Nel caso di Berlusconi – ma anche di Prodi – tutto questo è saltato. La sua abitazione è stata sottoposta per mesi a un monitoraggio costante da parte della magistratura, ma nessun apparato della sicurezza vicino a Palazzo Chigi ha tutelato l’istituzione. Prima, durante e dopo l’inchiesta di Milano. È un dato di fatto su cui riflettere per l’oggi, ma soprattutto per il domani che attende l’Italia. Chiunque andrà al posto di Berlusconi, farà la stessa fine.Mario Sechi, Il Tempo, 22 gennaio 2011