È morto Silvio Berlusconi. Morto davvero, scivolando in un dirupo sulle montagne del Comasco. Fini e Bersani hanno però dovuto stroz­zare in gola l’urlo di gioia. Non era lui, so­lo un omonimo. Riposti i calici, i due sono tornati a concentrarsi sull’altra notizia del giorno. Che è questa. I pm avrebbero trovato immagini definite interessanti nei computer sequestrati alle ragazze che sono transitate anche una sola volta nella villa di Arcore. Siamo anche noi ansiosi di sapere, soprattutto vedere. L’Italia è col fiato sospeso. Chiediamo ai giudici qual­che piccola anticipazione. Tipo: si tratta di scatti di nudo integrale o parziale? Ci sono posizioni spinte o solite cose viste e riviste? E ancora. Quale è stato il grado di eccitazione di pm e poliziotti, quali i loro commenti. Ne hanno fatto copie per pa­renti e amici?

Ormai siamo alla barbarie di Stato. Uno stato di polizia violento e guardone che si permette di entrare non solo nella vita, ma pure nell’intimo dei suoi sudditi. Tra persone adulte e consenzienti l’erotismo non è regolato da leggi ma da ormoni. La Procura di Milano sta violentando giova­ni ragazze molto più di quanto qualsiasi protettore possa fare con qualsiasi escort. E lo fa spendendo i nostri soldi, gli stessi che la giustizia dovrebbe usare per dare la caccia ai rapinatori che entrano nelle nostre case, agli spacciatori che offrono droga ai nostri figli fuori da scuola. Se vo­gliono vedere una donna nuda, che vada­no (cosa che sicuramente già fanno) in un sexy-shop e paghino con i loro di euro.

Questi magistrati guardoni hanno la co­pertura di politici e giornalisti che si defi­niscono liberali e garantisti. Godono a sguazzare nel pornofango della Boccassi­ni. Ma sono gli stessi che avevano definito «campagna di fango» la pubblicazione su il Giornale della foto della cucina Sca­volini nella famosa casa di Montecarlo che Fini ha svenduto al cognato. Il corpo del reato (la cucina) li fa inorridire, so­prattutto se inguaia Fini. Il corpo nudo li fa godere, soprattutto se scagliato contro Berlusconi. Alessandro Sallusti, Il Giornale, 23 gennaio 2011