Il documento inviato da Santa Lucia è autentico”. Così il ministro degli Esteri Franco Frattini ha riferito a Palazzo Madama riguardo al caso Montecarlo, che coinvolge il presidente della Camera Gianfranco Fini e l’abitazione del Principato che sarebbe intestata, secondo le carte dell’isola caraibica, a suo cognato Giancarlo Tulliani. “Sul suo contenuto deciderà la procura”, spiega Frattini. Ma la conclusione è chiara: Fini, come promesso, deve dimettersi.
Ad attendere il ‘fatale gesto’ di Fini è anche un suo ex collaboratore, l’ex tesoriere di An Francesco Pontone: “Fu lui a fare questa promessa, no? Chiedete a lui se, nel caso, ha intenzione di mantenerla”, risponde a chi gli chiede delle dimissioni del presidente della Camera. Al Corriere della Sera, poche ore prima della relazione di Frattini, Pontone ricostruisce gli avvenimenti legati alla casa di Montecarlo: “Io firmai la vendita dell’appartamento, avevo solo l’ordine di firmare. Andai lì, trovai il notaio e due emissari della Printemps. Feci il mio lavoro. Poi, chi ci fosse dietro quei due emissari, francamente, non lo sapevo e non lo so”. Tulliani? “Non avevo la più pallida idea di chi fosse”. Riguardo alla vendita, “non decisi mica io il prezzo dell’appartamento, non avevo alcun potere di fare simili valutazioni”. “Noi di An  – spiega Pontone – non eravano un’agenzia immobiliare. Avevamo un patrimonio da gestire. E quello facevamo. Punto. Quella vendita, infatti, fu un caso eccezionale”.

Il dibattito al Senato è iniziato poco dopo le 10. La seduta è inizata con un momento di silenzio per celebrare la Giornata della memoria. Subito dopo però, il dibattito si è acceso con le parole di Francesco Rutelli (Api), che ha dichiarato di non voler ascoltare la relazione del ministro degli Esteri. Secondo l’ex esponente del Pd, quello di oggi sarebbe infatti un “dibattito inaccettabile”. Le opposizioni hanno infatti sottolineato l’apparente illegittimità dell’interrogazione di oggi. Anna Finocchiaro, capogruppo del Pd, ha infatti detto che bisognerebbe evitare di trasferire un dibattito politico in sedi istituzionali. Giampiero D’Alia dell’Udc ha rincarato la dose, dicendo che la questione di oggi è inammissibile da un punto di vista formale, visto che non coinvolge il Governo per competenza, nè tantomeno il ministro degli Esteri.
Di tutta risposta Luigi Campagna, il senatore del PdL che ha richiesto l’interrogazione di Frattini, ha ribadito che l’interrogazione a Frattini è legittima: “La magistratura non può essere l’unico canale istituzionale”. Anche il presidente del Senato di turno, Rosy Mauro, ha confermato la legittimità della discussione in Aula. Fonte: LIBERO