Silvano Moffa Onorevole Silvano Moffa, nelle ultime settimane l’allargamento del gruppo dei responsabili ha subìto uno stop. Eppure Berlusconi ha assicurato che il governo reggerà e conquisterà deputati. Lei che dice? «Il nostro gruppo è costituito da 21 deputati ma l’area di responsabilità è più ampia. Basta considerare i voti con cui è stata approvata la relazione sulla giustizia del ministro Alfano o bocciata la sfiducia a Bondi. In questi casi la forbice tra maggioranza e opposizione si è allargata».

Sì ma anche a causa delle assenze nell’Udc e nel Pd… «È vero ma, diciamo così, le assenze non sono sempre certificate».

Qual è l’obiettivo dei Responsabili? «Intanto pensiamo che per l’interesse del Paese non sia opportuno andare alle elezioni. Poi dobbiamo ragionare su come rafforzare il governo in questa seconda fase della legislatura. Io credo che sia necessario puntare su imprese, sviluppo e lavoro».

È vero che lei farà il ministro? «L’ho letto sui giornali e mi fa piacere ma non c’è nulla di stabilito. Sono presidente della Commissione lavoro e cerco di farlo bene soprattutto in questo momento difficile in cui la disoccupazione e la precarietà aumentano. Non faccio questioni di poltrone, piuttosto serve un nuovo spirito riformatore».

Dicono che sono 5 o 6 i deputati pronti a passare con voi. Un paio dell’Italia dei Valori e altri di Udc e Pd. È vero? «Sfuggo alla logica del mercato dei deputati. È un fatto di coscienza. Posso dire, però, che anche all’opposizione ci sono parlamentari che nutrono il nostro stesso sentimento di responsabilità. Ma gli strappi vanno evitati».

Dunque qualcuno dell’opposizione fa il tifo per lei e il governo Berlusconi… «È così. Parlo con molti deputati e c’è un’attenzione particolare alla costruzione dell’area di responsabilità che vuole ricostruire il centrodestra, rafforzare il bipolarismo e trovare una piattaforma comune. La nostra non è semplicemente una testimonianza passeggera».

E il terzo polo dei suoi ex colleghi di Fli? «È un progetto velleitario, fuori dalle corde degli italiani».

A proposito, ora che rapporto ha con i futuristi di Fini? «Con molti di loro i miei rapporti sono rimasti intatti. Con altri meno. Vede, Fli è nato con l’idea di rimanere nel centrodestra e di mostrare lealtà verso il governo, rispettando il mandato degli elettori. Poi il treno ha deragliato, anzi è andato proprio in un’altra stazione». Fini dovrebbe dimettersi? «Deve deciderlo la sua coscienza».

Va bene, ma se lei fosse Fini si dimetterebbe da presidente della Camera? «Probabilmente sì».

Ma niente elezioni… «Sarebbero un errore anche perché, vedrete, la maggioranza crescerà e non ha mai smesso di lavorare. Inoltre sarebbe drammatico se le urne fossero dettate dai tribunali, dall’uso politico della giustizia. La politica deve tornare ad avere la preminenza, diversamente si rischia di ribaltare il concetto di democrazia e di equilibrio tra poteri».