LA CASA DI TULLIANI:BAGARRE ALLA CAMERA
Pubblicato il 4 febbraio, 2011 in Cronaca, Giustizia, Politica | Nessun commento »
di Andrea Cuomo
Sulla vicenda Montecarlo «deve essere più preoccupato Frattini di Fini». Era chiaro che sarebbe finita così: per Italo Bocchino, per Futuro e Libertà, tutto ciò che dovrebbe restare dello scandalo della casa di boulevard Princesse Charlotte ereditata da An e finita nelle mani del cognato di Gianfranco Fini, Giancarlo Tulliani, non sono le responsabilità giuridiche o quanto meno politiche del presidente della Camera, ma quelle del ministro degli Esteri che ha cercato di far luce sulla vicenda. Un rovesciamento acrobatico della realtà che Bocchino – oplà – ha esibito in un’intervista a Repubblica, assieme a un tono vagamente minaccioso: «I documenti di Santa Lucia sulla casa di Montecarlo Frattini li ha ottenuti in maniera non ufficiale, usando degli intermediari che sveleremo al momento opportuno». L’argomento ieri ha tenuto banco in una seduta calda alla Camera, dove i futuristi hanno presentato un’interpellanza e il Pdl ha replicato con una contro-interpellanza per difendere Frattini da «attacchi politicamente inaccettabili».
Il clou della seduta è stata la risposta dello stesso Frattini, che sulla vicenda è indagato. Il ministro ha ricordato che fu Carmelo Briguglio di Fli a «chiamare in causa esplicitamente e formalmente» la Farnesina nella vicenda, chiedendo «chiarimenti» sulle carte prodotte dal governo di Santa Lucia e ha spiegato di essersi mosso con il governo caraibico «per fugare, anche sul fronte internazionale, ogni dubbio suscitato da false ricostruzioni sulla manipolazione del documento». Frattini ha ricordato che a New York, in occasione dell’assemblea generale dell’Onu, preavvertì il primo ministro di Santa Lucia che avrebbe scritto «per chiedere la conferma dell’autenticità del documento contestato». Risposta giunta il 28 dicembre a confermare «l’autenticità del documento». Frattini ha confermato di «aver inviato la lettera e la documentazione alla procura» come atto «di corretta collaborazione tra istituzione e non come notizia di reato». Frattini in aula ha anche parlato del caso Ruby, rivelando che «come confermato dai servizi di sicurezza e dalla rete diplomatica, non vi sono ipotesi circa una presunta ricattabilità del premier Berlusconi, né notizie di tentativi di forme di pressione da parte di potenze straniere o di organizzazioni criminali».
Tornando al caso Montecarlo, le parole di Frattini secondo Bocchino valgono come auto-accusa: «Frattini si è detto reo confesso, come complice di un’azione di dossieraggio». Sarcastica la replica di Daniele Capezzone, portavoce del Pdl: «L’insuccesso vi ha dato alla testa, cari signori di Fli…»
Il clou della seduta è stata la risposta dello stesso Frattini, che sulla vicenda è indagato. Il ministro ha ricordato che fu Carmelo Briguglio di Fli a «chiamare in causa esplicitamente e formalmente» la Farnesina nella vicenda, chiedendo «chiarimenti» sulle carte prodotte dal governo di Santa Lucia e ha spiegato di essersi mosso con il governo caraibico «per fugare, anche sul fronte internazionale, ogni dubbio suscitato da false ricostruzioni sulla manipolazione del documento». Frattini ha ricordato che a New York, in occasione dell’assemblea generale dell’Onu, preavvertì il primo ministro di Santa Lucia che avrebbe scritto «per chiedere la conferma dell’autenticità del documento contestato». Risposta giunta il 28 dicembre a confermare «l’autenticità del documento». Frattini ha confermato di «aver inviato la lettera e la documentazione alla procura» come atto «di corretta collaborazione tra istituzione e non come notizia di reato». Frattini in aula ha anche parlato del caso Ruby, rivelando che «come confermato dai servizi di sicurezza e dalla rete diplomatica, non vi sono ipotesi circa una presunta ricattabilità del premier Berlusconi, né notizie di tentativi di forme di pressione da parte di potenze straniere o di organizzazioni criminali».
Tornando al caso Montecarlo, le parole di Frattini secondo Bocchino valgono come auto-accusa: «Frattini si è detto reo confesso, come complice di un’azione di dossieraggio». Sarcastica la replica di Daniele Capezzone, portavoce del Pdl: «L’insuccesso vi ha dato alla testa, cari signori di Fli…»
……………..L’on. Bocchino, bombardiere politico di Fini, continua a non perdere occasione per rivolgere insulti e minacce agli uomini del PDL. E di certo ha ragione Capezzone quando osserva, giustamente sarfcastico, che quella dfi Bocchino e compagni è evidentemente la conseguenza dei tanti insuccessi che hanno collezionato negli ultimi mesi nella guerra santa contro Berlusconi. Anche questa contro Frattini alla fine risulterà una pistola scarica, specie dopo che Frattini ha ricordato all’immemore Bocchino, che fu l’altro pasaradan finiano, Briguglio a sollecitare il Minstero degli Esteri a fare chiarezza sulla lettera del paese caraibico. Ebbene, ora che luce è stata fatta, che vogliono i finiani e lo stesso Fini che li manda avanti come facevano gli ufficiali con i fanti che uscivano dalle trincee sotto il fuco nemico….A proposito di Fini, ultimamente si sofferma sempre più spesso sui giovani e sui doveri che lo Stato ha nei loro confronti e l’obbligo di assicurare loro un avvenire. Ovviamente, come tanti, Fini si limita a fare diagnosi ma mai che indichi una terapia o una soluzione al problema che esiste e che è destinato ad aggravarsi se chi siede in Parlamento, e come lui sullo scranno più alto, passa il tempo ad ordine congiure e assalti al governo che dovendosi difendere talvolta si distrae dagli affari urgenti per non soccombere dinanzi ai guardoni di stato. Eppure proprio Fini dovrebbe conoscere le soluzioni, visto che in famiglia cìè un baldo giovane che pare abbia risolto il problema della soppravvivenza. Ci riferiamo al giovane cognato, il noto Giancarlo, che vive a Montecarlo, gira in Ferrari, siede nei ristoranti esclusivi di Montecarlo. Per fare tutto ciò deve disporre di un sostanzioso reddito. Ci piacerebbe sapere da dove attinge e a quanto ammonta tale reddito, considerato che per vivere a Montecarlo non basta lo stipendio da impiegato o similari. E poichè è assai difficile che le domande si rivolgere al cognato che da mesi è irreperibnile, basterebbe che a rispondere sia lo stesso Fini che di certo, vivendo in casa dei genitori del cognato, qualche cosa dovrebbe pur saperla. E se non lo sa, evidentemente si conferma, come per la casa di Montecarlo, che Tulliani cntinui aprednerlo per il naso. Poco edificante per chi tutti i giorni sale in cattedra e vorrebbe dare lezioni di via, di stile, di morale, di legalità e per di più si candida alla guida del Paese, magari “dove il Paese vorrà“. Ecco, il Paese non lo vuole da nessuna perte, al più a fare il cognato del cognato. g.