Non credevo ai miei occhi. Ho letto il lancio dell’agenzia Ansa un paio di volte. È tutto vero, o meglio, queste parole sono reali: «Matteo Messina Denaro potrebbe essere tentato da un nuovo progetto stragista. Non voglio fare la Cassandra ma siamo in una fase molto delicata, di difficoltà politico-istituzionale, alla vigilia di quella che può essere una terza repubblica ed è questo il momento in cui in genere il potere mafioso cerca di far sentire la sua voce ed incidere in qualche modo». Queste parole affiorano dalle labbra del procuratore aggiunto di Palermo Antonio Ingroia. Un magistrato. Dove ha pronunciato questa frase? In commissione parlamentare Antimafia? Durante un vertice tra investigatori della Cupola? No, a Radio24, emittente che irradia di notizie la nazione. Bene, a questo punto un cittadino si chiede: Ingroia ha elementi seri sui quali poggiare il suo allarme? Sta indagando su qualcosa? E perché mai dovrebbe rivelare un simile scenario senza ricorrere al principio di precauzione? Cari lettori de Il Tempo, sono stupito come voi e non trovo una risposta, spero solo che Ingroia sia un po’ meno Cassandra e un po’ più servitore dello Stato rigoroso e discreto. Attendiamo delucidazioni in merito, magari di fronte al Parlamento.

Detto questo, il dibattito pubblico del Paese sta facendo un grande salto di qualità dialettico: stiamo passando dal Bunga Bunga al Bomba Bomba. E il problema serio e grave per noi poveri cittadini è che non c’è niente da ridere. Ieri il Presidente Giorgio Napolitano – per noi in questo caos è un punto di riferimento – ha detto che la manifestazione di Arcore è un cattivo esempio per il Paese: manifestare senza violenza questa è la rotta. Il Quirinale ha certificato quel che scriviamo da mesi: c’è chi sorseggia champagne in salotto, sogna la rivoluzione e soffia sul fuoco della piazza. Occhio, cari rivoluzionari in carrozza, qui rischia davvero di bruciarsi l’Italia.  Mario Sechi, Il Tempo, 8 febbraio 2011