CHIAMATELO GOLPE: LA PORCATA FINALE, di Alessandro Sallusti
Pubblicato il 9 febbraio, 2011 in Giustizia, Politica | Nessun commento »
Messaggini, telefonate, confidenze: il grande fratello delle procure, che ha puntato il suo orecchio su chiunque avesse a che fare con Berlusconi, sforna nuovo materiale appetitoso per guardoni. La crepa aperta dai pm di Milano sta diventando una voragine e adesso si capisce perché la giustizia non funziona: buona parte dei magistrati italiani è da mesi impegnata a spiare nella vita privata del premier e dei politici, sperando di trovare qualche cosa di piccante, se poi non è reato pazienza perché l’obiettivo è screditare, infangare. Ogni giorno ha la sua novità, e le ultime arrivano dalla Procura di Napoli che non vuole rimanere indietro nella corsa all’ammazza Berlusconi. Migliaia di intercettazioni stanno per essere riversate nelle redazioni dei giornali, deliri di ragazze in alcuni casi anche probabilmente, o meglio evidentemente, in stato confusionale. Tutto questo è il segno che ormai siamo allo scontro finale. Tanto che la Procura di Milano ha deciso di forzare la mano al diritto e al buon senso chiedendo il processo immediato per Berlusconi non soltanto per l’ipotesi di concussione (la telefonata in questura sul caso Ruby) ma anche per lo sfruttamento della prostituzione minorile (caso Ruby). Si dà il caso che il rito immediato si usi quando le prove sono schiaccianti, talmente evidenti da saltare la fase istruttoria del processo. Come si fa a ritenere «certi » due reati nei quali le presunte vittime (il funzionario della questura e la ragazza) negano di essere tali? Non è questo sufficiente a dimostrare quanto meno un dubbio sulla fondatezza dell’accusa? Lo sarebbe per qualsiasi caso, non lo è se di mezzo c’è Silvio Berlusconi. Per il premier la legge non si applica, si interpreta, e guarda caso sempre a favore dell’accusa. Così, decaduto il legittimo impedimento, a marzo riprenderà anche il processo Mills (presunta corruzione) nonostante la prassi voglia che se il presidente della corte viene trasferito ( come nel caso in questione) il dibattimento debba riprendere dall’inizio. Se la situazione non fosse tragica, perché in gioco ci sono le elementari libertà personali, il momento si potrebbe definire comico. Ieri l’opposizione ha chiesto di poter ascoltare in Parlamento la giovane Ruby (forse vogliono sapere dettagli sui suoi gusti sessuali), e il sindacato delle prostitute ha annunciato che scenderà in piazza domenica contro la strumentalizzazione che la politica sta facendo della professione. Insomma è tutto un bordello, per di più gestito e orchestrato da una manica di moralisti pubblici dalla dubbia moralità privata. Contro i quali Giuliano Ferrara, direttore del Foglio, ha chiamato a raccolta per sabato a Milano il popolo degli uomini liberi. L’appuntamento è al teatro Dal Verme al motto di: «In mutande ma vivi ». Noi non mancheremo. Alessandro Sallusti, Il Giornale, 9 febbraio 2011
..….Mentre migliaia di processi restano al palo con imputati e parti civili che attendono da anni e per anni di avere giustizia, mentre il Paese è attraversato da migliaia di criminali e delinquenti di ogni genre, mentre la Lombardia è invasa dalla camorra (lo dice Saviano, il papa esterno che si vorrebbe mettere a capo del centrosinistra che capi non ne ha…), la Procura di Milano trova il tempo di mettere su 782 pagine per chiedere il processo immediato a carico di Berlusconi accusato di concussione e abuso di prostituzione minorile. E’ una evidente forzatura che è stata spiegata dal procuratore capo di Milano ( lo stesso che aveva definito l’affido della famosa Ruby alla consigliere regionale Minetti come avvenuto nel rispetto delle procedure per cui va da sè che se le procedure sono state rispettate e non forzate non vi può essere a monte alcun reato, tanto meno la concussione,visto che peraltro non v’è il concusso….) con azzardati sofismi e richiami filosofici francamente fuori logica. La verità è che la Procura di Milano, una specie di stato nello stato, sfiancata dalle innumerevoli assoluzioni di Berlusconi in tutti i processi che sin qui gli sono stati intentati e che sono arrivati a conclusione (26 su 29), si è aggrappata ad un episodio che di per sè appartiene ai comportamenti di chiunque si trovi a dirigere anche solo un condominio. Ci riferiamo alla presunta concussione che come è noto si sarebbe consumata con una telefonata di Berlusconi al capo della Mobile di Milano, telefonata che di per sè non significa alcunchè. Per quanto riguarda la prostituzione minorile è tutta da provare visto che l’interessata, cioè la vittima, cioè la parte lesa o parte civile che dir si voglia, testimonia di non essere mai stata toccata da Berlusconi e che l’essere stata a casa del premier non è di per sè prova di nulla. Ma si sa. La Procura di Milano, come Giolitti, le leggi per i nemici, specie se il nemico si chiama Berlusconi, puittosto che applicarle, prima le interpreta – a modo suo – e poi le applica. E’ vero, siamo alla porcata finale o, se si vuole, allo scontro finale tra il diritto – manipolato – e la ragione, tra una magistratura che ebbra del potere conseguito con la stagione di tangentopoli e forte di una immunità che deriva da una autonomia che tracima nello strapotere e la politica che già nel 1993 si rese succube della magistratura abolendo l’art. 68 della Costituzione che i Padri Costituenti avevano voluto per metterla al riparo dalle incursioni indebite della magistratura politicizzata, e non si sa chi la vincerà. Se la politica, quindi il popolo che attraverso il voto la determina o un gruppo di autoreferenziati dipendenti dello Stato, che vorrebbero far prevalere alla volontà del popolo, la loro. Se dovesse prevalere il secondo, la colpa, anzi la responsabilità ricadrebbe, ci spiace dirlo, proprio su Berlusconi il quale, sceso in politica per cambiare le regole che avevano consentito lo sfracello della prima repubblica e la fine dei partiti democratici e liberali che avevano governato l’Italia nel secondo dopoguerra guidandola verso la rinascita e il benessere, la prima ed essenziale cosa che avrebbe dovuto fare, cioè la Riforma della giustizia, non l’ha fatta. Certo, ci sono le responsabilità dei Casini e dei Fini, per citare i più noti, tra l’altro beneficiari oggi di una manifesta benevolenza da parte degli stessi che inseguono Berlusconi come fosse il peggior mafioso della storia del mondo, ma resta indiscussa la responsabilità di Berlusconi che a sua volta si è lasciato imporre la lgica del rinvio. Se, come pure fortemente ci auguriamo, personalmente convinti della sua innocenza penale (quella morale lasciamola nelle sedi più consone) Berlusconi riuscirà a sfuggire alla tagliola di certi procuratori, usando tutte le armi legittime che può, la prima cosa che deve fare, senza alcun indugio, e senza remore di sorta, e senza lasciarsi intimorire dai belati leonini di certi portavoce, è varare la Riforma della Giustizia che comprenda anche e sopratutto la responsabilità civile dei giudici, unici, nel nostro Paese, a non rispondere mai dei danni che procurano. g.