E alla fine il D-Day è arrivato davvero. Perché dopo aver letto e riletto l’ultimo girotondo d’intercettazioni – quello su Sara Tommasi arrivato come al solito on demand da Napoli – Silvio Berlusconi è letteralmente fuori di sé. E se in pubblico il Cavaliere è senza freni, i commenti che affida ai suoi interlocutori nelle conversazioni private sono irripetibili.
Il premier, infatti, è convinto che il filone napoletano non faccia che certificare un deciso «salto di qualità» in quello che è ormai «un tentativo dichiarato di golpe». Il segnale, secondo Berlusconi, sta nel fatto che «la magistratura ha perso ogni inibizione al punto di non provare neanche più a dare una parvenza di legittimità giuridica a tutto questo schifo». L’inchiesta di Napoli ne è la conferma visto che «i magistrati consegnano ai giornali» intercettazioni che coinvolgono persone non indagate né interrogate che servono solo a gettare fango su terzi. «Sulla mia famiglia – affonda Berlusconi – perché l’obiettivo non è distruggere solo me ma anche i miei figli». Deliberatamente, aggiunge, visto che «nessuna persona sana di mente può dare credito a chi manda sms del tenore della Tommasi» (ma, fatalità, i tantissimi messaggi deliranti non finiscono nel fascicolo ad uso e consumo della stampa).
Basta, dunque. Con buona pace dei pontieri che si erano messi in moto negli ultimi giorni invitando il Cavaliere a rilanciare sull’azione di governo. Questi, attacca, non sono magistrati ma «banditi», «golpisti», «irresponsabili che porteranno il Paese alle macerie». Guerra totale e senza eccezioni. Nella quale Berlusconi è deciso a coinvolgere anche il Quirinale. Perché si è «andati oltre ogni immaginazione» ed è arrivato il momento che Giorgio Napolitano «si faccia carico di quanto sta accadendo». D’altra parte, ripete il premier in privato, «è lui il presidente del Consiglio superiore della magistratura». Ed è questo il senso dell’annuncio che il premier fa durante l’ufficio di presidenza del Pdl a Palazzo Grazioli. Domani – oggi per chi legge – incontrerò Napolitano, dice il premier. E poco importa che dal Colle arrivi una secca smentita del faccia a faccia perché il punto è tutto politico: il Quirinale non più stare a guardare altrimenti si farebbe complice di «un nuovo ’94». Piuttosto scontato che qualcuno evochi lo spettro di Oscar Luigi Scalfaro.
Una controffensiva che Berlusconi prepara a 360 gradi. Sul fronte politico, con una presa di posizione ufficiale del Pdl che è senza precedenti. E che nei prossimi giorni la maggioranza potrebbe anche decidere di portare ai voti in Parlamento per darle una veste istituzionale. «La procura di Milano – si legge nel documento finale approvato dall’ufficio di presidenza – appare una sorta di avanguardia politica rivoluzionaria. I magistrati calibrano la tempistica delle iniziative in base al potenziale mediatico o alla dirompenza istituzionale». E per questo si è deciso di «avviare tutte le iniziative politiche per difendere il diritto di tutti i cittadini a una giustizia giusta e di intraprendere tutte le opportune iniziative parlamentari per scongiurare un nuovo 1994». E tra queste non c’è solo la ricalendarizzazione alla Camera del cosiddetto processo breve ma anche l’idea di mettere mano alla materia delle intercettazioni per decreto. Provvedimenti che in verità rischiano di incontrare non qualche difficoltà visto il deciso «no» di tutte le opposizione e le ben note perplessità della Lega.

Ma la partita rischia di giocarsi anche in piazza, visto che Berlusconi considera la situazione ormai arrivata a un punto di non ritorno e non esclude, dunque, di rispondere con la stessa moneta alle manifestazioni anti Cavaliere in programma nei prossimi giorni.
Mai, dunque, la tensione è stata a livelli così alti. Tanto che il premier è seriamente intenzionato a denunciare i magistrati per «attentato agli organi costituzionali». I pm, spiega in conferenza stampa, «hanno una finalità eversiva», è «una vergogna, uno schifo». E ancora: «Alla fine nessuno pagherà, alla fine come al solito pagherà lo Stato. Farò una causa allo Stato visto che non c’è responsabilità dei giudici». Un Berlusconi senza freni e che davanti a taccuini e telecamere arriva a un passo dall’affondare ancora di più i colpi. Eloquente il «vi basta?» che rivolge ai giornalisti. Perché «posso continuare anche molto di più». Fonte: Il Giornale, 10 febbraio 2011