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Silvio Berlusconi Siamo ai materassi. Ma nonostante lo scontro sia di quelli che restano per sempre nel taccuino del cronista parlamentare, c’è ancora spazio per la politica. Ho scritto in tempi non sospetti che di fronte a un assalto mediatico-giudiziario che si propone di levare di mezzo con armi non convenzionali «l’anomalia Berlusconi» dallo scenario italiano, la risposta possibile è solo una: mettere in campo proposte politiche e far tornare i grandi temi dei moderati al centro del dibattito. La stagione degli Azzeccagarbugli è chiusa. Tardi, ma è finita. Qualcuno ha chiamato tutto questo «ritorno alle origini», per me è solo il recupero di un po’ di fosforo, unico ingrediente efficace per contrastare quella che è sempre stata una battaglia culturale, la collisione di due mondi: quello libertario, conservatore e rivoluzionario del berlusconismo; e quello dello Stato etico, moralisteggiante, ipocritamente neopuritano di un’opposizione da CLS (Comitato di Liberazione da Silvio) che va dal casinismo al vendolismo, dalla devozione alla rimozione, dalla famiglia sacra alla famiglia terzista.

Quando Silvio Berlusconi evoca il film «Le vite degli altri» sul sistema spionistico della Germania Est ai tempi del Muro, i giovani e vecchi parrucconi del casting istituzionale strepitano perché sanno di doversi calare su un terreno nel quale nessuno di loro può scagliare la prima pietra. Può darsi che stiano scorrendo i titoli di coda sull’avventura politica di Berlusconi, è certo che ha commesso non pochi errori, ma è matematico che prima di levarlo di mezzo tutti gli attori del «Golpe Puritano» (il nostro titolo di ieri) dovranno guardarsi allo specchio e chiedersi se hanno le carte in regola per plaudire alla Buon Costume, imbastire processi, fare liste di proscrizione, issare la ghigliottina, far scorrere il sangue sulla pubblica piazza e non rischiare di fare poi la stessa fine nel girare l’angolo della storia. Siamo in un bordello istituzionale, ma il caso del Signor B. non si risolverà in questo modo mignottesco, con buona pace dei rivoluzionari in carrozza. L’epilogo di questa storia italiana ci sarà e avrà nuovi volti, nuove parole, nuove idee tutte originate da un vecchio inizio: le elezioni. Mario Sechi, Il Tempo, 11 febbraio 2011

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