Quanti erano a manifestare contro Berlusconi? L’opposizione parla di un milione di persone. Quanti sono i votanti in Italia? Oltre 47 milioni. Ecco, in piazza ieri c’era una moltitudine che di fronte alla massa complessiva dei cittadini è una minoranza. Chi fa politica non deve dimenticare la presenza di una «forza tranquilla» che sta a casa, osserva e poi vota. Per questo il centrodestra non deve cadere nella sindrome dell’assedio, una cattiva consigliera che fa compiere gravi errori. Il più macroscopico è quello di imputare a Giorgio Napolitano un disegno per cui il Presidente della Repubblica è pronto a sciogliere le Camere con la motivazione di un blocco istituzionale che impedisce l’attività parlamentare.

Ho buoni motivi per pensare che non sia questo il quadro reale. Napolitano ha dimostrato finora di saper ponderare la realtà parlamentare con la volontà popolare. La sua nota dell’altro ieri mi pare il tentativo di frenare la corsa verso l’autodistruzione del sistema politico. Non riguarda solo la maggioranza, ma anche l’opposizione e gli altri soggetti istituzionali, non ultimo il presidente della Camera Gianfranco Fini che continua a comportarsi come il capo di una ditta di demolizioni e non come la terza carica dello Stato che ha la responsabilità di far funzionare il Parlamento e favorire un clima di collaborazione tra i partiti, senza i tatticismi di cui s’è visto il segno nel congresso fondativo di Futuro e Libertà. Aprire una crisi senza concordarne i passaggi con Berlusconi può condurre verso il caos. E non penso che Napolitano sia un ingenuo.
Il Presidente della Repubblica sa benissimo cosa c’è in palio e al posto del centrodestra mi preoccuperei di non consegnare il Quirinale alle lusinghe pelose del Bersani di turno. Al contrario, sosterrei la linea di moral suasion del Colle per trovare una via d’uscita da questa spirale d’odio e conflitto permanente che sta divorando il Paese. Il governo ha il diritto-dovere di restare in carica finché ha i numeri e dimostra di poter assolvere al meglio la sua missione. Il resto dello scenario, la ghigliottina mediatica e le minoranze idrofobe, fanno parte di una fiction dello sfascio che abbiamo già visto. L’Italia – con buona pace dei rivoluzionari muniti di servitù e carrozza – è ancora una solida democrazia: non sono le piazze a eleggere o far cadere i governi, ma gli elettori. Mi pare un ottimo punto di partenza per far valere le proprie ragioni e prendere l’iniziativa, cioè fare politica. Mario Sechi, Il Tempo, 14 febbraio 2011