Silvio Berlusconi Tutto scorre, panta rei, non ci si può bagnare due volte nello stesso fiume e la legge inesorabile del tempo governa ogni nostra azione, e proprio per questo penso che le lancette dell’orologio della nostra piccola storia non possono restare ferme ai primi anni Novanta e alla rivoluzione in toga. È ora di voltare pagina. Anzi, è giunto il momento di cambiare libro. Per farlo ci sono molte strade, ma una sola in realtà è la via maestra: riportare l’articolo 68 della Costituzione alle sue origini, a quello che i padri Costituenti avevano saggiamente deciso agli albori della Repubblica per impedire al potere giudiziario di esondare o di essere utilizzato per far fuori l’avversario politico. Senza un’immunità parlamentare attiva c’è spazio solo per il ricatto e la sopraffazione.
Il martellamento giudiziario del Cavaliere sarà in futuro il destino di qualche altro. A destra o a sinistra, poco importa. Tutti i poteri senza un argine diventano naturalmente dispotici, per questo c’è bisogno di un bilanciamento. La Giustizia non fa eccezione, anzi non essendo i magistrati eletti, sono naturalmente irresponsabili. E in Italia per giunta si autogovernano.
Dovrebbe essere il centrosinistra per primo a capire che così non si va avanti, che il rischio concreto è quello dell’implosione del sistema. E invece niente, si attende che la magistratura porti a casa lo scalpo di Berlusconi e questo può bastare per cominciare un’altra partita. Che errore. Non si costruisce una nuova stagione sulle ceneri di una rivoluzione in toga. Non c’è futuro se non c’è più politica. Mario Sechi, Il Tempo, 15 febbraio 2011


Mario Sechi

15/02/201