Paolo Crecchi per il Secolo XIX- http://www.ilsecoloxix.it

Chiediamo a Gianmarco Mazzi, direttore artistico del Festival, se è vero che sta atterrando a Nizza Sylvester Stallone, inutilmente però, perché il suo contratto alla fine non è stato firmato. Surreale la replica: «Sì, ma sta andando in Europa per i fatti suoi». Se capitava faceva un salto all’Ariston, ecco, combinazione «non è stata raggiunta un’intesa economica». Il che è vero. E tuttavia l’intesa non è stata raggiunta perché la Rai ha sforato il budget, avendo corrisposto agli artisti dei giorni scorsi molto più di quanto preventivato.

Prendiamo Roberto Benigni. Per sé ha preteso non 250 mila euro, come ufficialmente sostiene la Rai, ma il doppio. Per contratto, altri 250 mila euro vanno infatti alla società che gestisce l’immagine di Benigni, il cui agente è naturalmente Lucio Presta. La società, guidata dalla moglie di Roberto, Nicoletta Braschi, ha l’impagabile denominazione di Melampo, che in Pinocchio è l’appellativo del cane tangentaro: in cambio di una gallina a colpo, Melampo consente alle faine di razziare il pollaio.

Ma non è stato strapagato solo l’esegeta dell’Inno di Mameli. Non doveva essere gratuita la comparsata di Monica Bellucci? No, il suo contratto con il produttore cinematografico Aurelio De Laurentis non prevedeva la promozione al festival: a lei 300 mila euro. E Robert De Niro, capace di rendere immortale la performance di Elisabetta Canalis (come si dice in inglese Taxi Driver, chiede Morandi, Taxi Driver, risponde lei) non è stato pagato perché doveva appunto pubblicizzare “Manuale d’amore 3″, ma ha preteso l’aereo personale: 125 mila euro.

Malumori, in Rai, che fanno passare in secondo piano un incidente diplomatico che ha coinvolto gli autori. All’attore Andy Garcia, evidentemente in omaggio alla destra al potere (sono ex missini sia Mazza sia Mazzi), dovevano essere fatte dodici domande mirate su di Cuba, del tipo: è vero che Castro è un farabutto? È vero che lì si muore di fame? Garcia, pur essendo un esule, si è rifiutato di infangare il suo Paese e se ne è andato offesissimo, anche perché nella performance con Gianni Morandi l’eterno ragazzo ha sbagliato le parole di una canzone: «Mai vista tanta improvvisazione». Garcia era irritato soprattutto per il tentativo di fargli parlar male di Cuba, però. Mica ci sono solo i Fratelli d’Italia a questo mondo…

……………e poi pretendono dagli italiani il canone RAI, il peggior balzello dopo quello dell’ICI, solo che l’Ici è stata abolita, mentre per il canone RAI ossessionano, anzi minacciano gli utenti perchè  lo paghino, salvo sperperare quattrini per pagare guitti e  vecchie ciabatte. 500 mila euro a Benigni per una mezzora di deprimente esibizione di frasi lasciate a metà, di lezioncine di storie che neppure i libri di terza media ammanniscono più agli studenti, di infinita ripetizione dell’aggettivo “memorabile” accostato a tutto e al contrario di tutto, talvolta, anzi spesso,  accostato a sproposito, nonostante il presunto superletterato Benigni dovrebbe sapere che la lingua italiana se una ricchezza ha,  è quella di avere per ogni parola, sostantivo o aggettivo,  decine di sinonimi. Invece no, Benigni ha usato l’aggettivo “memorabile” come una clava per qualsiasi cosa, evento, ricordo, etc. E poi la declamazione dell’inno nazionale, una strofetta, ripetuta due volte, forse imparata a memoria due sere prima dell’evento, giusto per guadagnarsi, si fa per dire, i 500 mila euro che potevano essere regalati a un centinaio di scuole italiane in cambio della declamazione dei versi del nostro inno da un centinaio di scolaresche.  Ovviamente, in questo Paese di esagerate  iperboli  non sono mancate, anzi ce ne sono state a iosa, espressioni di mistico riconoscimento a Benigni di essere un eccezionale uomo di spettacolo, magari per essere entrato  in teatro in groppa ad un cavallo (forse anche quello era di proprietà della società della moglie di Benigni che si è fatta pagare per averlo prestato alla RAI?) e per aver infarcito la sua esibizione che doveva essere di celebrazione della Unità Nazionale di motteggi ad alto grado di volgarità, o come Vendola, l’ex nudista calabrese, che si è detto grato a Benigni per avergli fatto “comprendere”, con la sua esibizione, il vero significato dell’inno nazionale. Da ridere se non dovesismo piangere per i quattrini così vergognasamente buttati dalla finestra per riempire le tasche di un guitto che si vuol far passare per grande attore. E poi ci sono i 300 mila euro pagati alla Bellucci. Anche l’anno scorso la stessa Bellucci aveva chiesto la stessa somma ma le fu negata e così agli italiani fu risparmiato lo spettacolo di una attrice le cui più mirabili interpretazioni sono pellicole al limite della pornografia e nelle quali ciò che della Bellucci spicca è il mutismo. Di lei si potrebbe dire, parafrasando il titolo dell’autobiografia di Vittorio Gassman, che ha un grande avvenire dietro le spalle. Indicata come l’erede della Loren, alla Loren potrebbe al più fare da controfigura, ovviamente restando silente. Però la RAI, esosa esattrice del canone  dai poveri utenti che vengono minacciati di orribili sanzioni se non lo pagano, si è dimostrata quest’anno  munifica e le ha regalato 300 mila euro, forse solo  per consentire a Morandi di occhieggiare nel suo generoso  decolteè. E poi i 125 mila euro pagati per l’aereo personale di De Niro. Il quale, per quel che ci riguarda e per quel che ha detto,  poteva anche rimanere a casa, oltrettuto per evitare alla nostra RAI di farlo intervistare  da una ex velina, pagata a sua volta  150 mila euro,  che parlava inglese come noi parliamo il cinese. E noi paghiamo….g.