Silvio Berlusconi Manca poco più di un mese all’inizio del processo a Silvio Berlusconi per il caso Ruby. Nel frattempo il premier sta avvitando i bulloni parlamentari della sua maggioranza. Il suo cacciavitone funziona, l’operazione allargamento è un fatto concreto.
Vista così, la situazione ha prospettive eccellenti sul piano parlamentare, ma complicate sul piano giudiziario perché un processo costruito sui mezzi di comunicazione non ha bisogno di una sentenza in aula. Il tentativo di far andare in picchiata il governo ormai poggia solo sull’azione dei pm e sullo sforzo di creare una «piazza egiziana», minoritaria, rumorosa, ma abbastanza minacciosa da indurre qualche coniglio del Palazzo a cedere. Di fronte a tutto questo, il Pd sta a guardare. Una parte accarezza il sogno della caduta, ma in realtà la maggioranza prova orrore per le masse con la bava alla bocca e le manette in tasca. Sanno bene che il ritornello delle procure vocianti è «oggi a lui, domani a te».

Il Pd può ancora fermare questa sceneggiatura che prevede anche il suo declino. Berlusconi e Bersani sono sulla stessa barca. E lo sanno. Ho scritto più volte che è ora di trovare una soluzione politica a questo scempio. L’avventura di Berlusconi è cominciata nelle urne e deve finire nelle urne. Per il bene del Paese. Bisogna restituire al Parlamento l’ultima parola sulla soluzione politica di un conflitto che può sfasciare l’Italia. Si ritorni con coraggio, onestà e senso dello Stato all’immunità parlamentare prevista dai Padri Costituenti. Si isoli il Partito della Ghigliottina e si dia all’Italia non l’eutanasia, ma un nuovo inizio.  Mario Sechi, Il Tempo, 21 febbraio 2011