LA STRATEGIA DELLA TENSIONE, di Alessandro Sallusti
Pubblicato il 22 febbraio, 2011 in Politica | Nessun commento »
Tenere alta la tensione, perché non è detto che il grande imbroglio giudiziario del caso Ruby riesca a dare la spallata a Berlusconi e al governo, come era nei piani di chi l’ha innescato. Così, mentre in Parlamento la maggioranza cresce giorno dopo giorno e le tesi della Procura di Milano vacillano alla prova dei fatti, la grande macchina del soccorso rosso arma nuovi fronti. In prima linea, neppure a dirlo, c’è Marco Travaglio che dalle colonne del suo quotidiano lancia un concorsone. La domanda, alla quale i lettori possono rispondere via internet, è chi, tra tredici personaggi, indicati con nome e cognome della politica e del giornalismo filo berlusconiani, è il peggiore.
Un gioco, si dirà. E in effetti così poteva essere. Soltanto che i fans di Travaglio hanno preso la cosa sul serio. Oltre a votare hanno lasciato i loro commenti. Tralasciando gli insulti, c’è chi invita, contro questi signori (tra i quali ci sono anche io), a passare dalle parole ai fatti, altri sono ancora più precisi, augurandosi per tutti e tredici un nuovo piazzale Loreto (appesi da qualche parte a testa in giù). Fa piacere apprendere che i lettori de Il Fatto, il cui vice direttore Travaglio è l’oracolo di una nota trasmissione della tv di Stato, vogliano vedere scorrere il sangue dei berlusconiani. È la prova che gli alleati politici della Boccassini sono solo un branco di mascalzoni deliranti, che i loro appelli alle libertà, alla legalità e alla Costituzione sono una cortina fumogena dietro il quale si cela l’esatto contrario. Cioè spazzare via con ogni mezzo chiunque non la pensi come loro.
Esagerato? Non più di tanto. Il concorso, non so se a premi, di Travaglio è assolutamente in linea con il proiettile che abbiamo ricevuto pochi giorni fa in redazione e con una bomba artigianale trovata ieri a Milano fuori da una sede dell’Eni. Qualcuno indica, tra il serio e il faceto, il nemico, qualcun altro lo prende sul serio e si mette a studiare la pratica. Negli anni bui della Repubblica la strategia della tensione era alimentata dai servizi deviati dello Stato. Oggi basta accendere la tv di Stato, o fare un salto in edicola. È tutto più trasparente, ma non per questo meno pericoloso. Il Giornale, 22 febbraio 2011