LA NUOVA AFFITTOPOLI ROMANA: SALTANO FUORI VISCO E IL PD CON LE SEDI A PREZZI STRACCIATI
Pubblicato il 4 marzo, 2011 in Politica | Nessun commento »
Roma – Case in vendita a prezzi stracciati o comunque ben sotto i valori di mercato. Appartamenti e locali in affitto per cifre irrisorie. A chi? A gente comune che beneficia di canoni popolari (per case che popolari non sono) o ha potuto riscattare la casa in cui viveva sacrificando i risparmi di una vita. Ma non solo: negli elenchi degli affittuari e degli acquirenti del patrimonio immobiliare del Comune di Roma spunta anche qualche nome noto che certo indigente non è.
Tra chi anni fa ha acquistato viene fuori il nome di Gabriele Visco, figlio dell’ex ministro di centrosinistra Vincenzo, che grazie ai «saldi» del mattone capitolino ha potuto acquistare con un’offerta successiva a un’asta (andata deserta) un’immobile in via Monte della Farina, alle spalle di largo Argentina, zona molto pregiata della capitale. Un appartamento di 154 metri quadri (più supercantina di 40) per il quale il locatario non ha esercitato il diritto di prelazione. Ed ecco l’offerta di Visco jr, che ha speso per la verità una cifra non indifferente: 910mila euro, pari a 5.900 euro a metro quadro (4.690 se si considera anche la cantina), ben inferiore, comunque, agli 8.300 euro al mq che è la valutazione media dell’Agenzia per il territorio in zona, peraltro generalmente sottodimensionata. Ha messo su casa a Roma anche lo scrittore bosniaco Predrag Matvejevic, già consulente per il Mediterraneo nel Gruppo dei saggi della Commissione europea durante la presidenza Prodi, che insegnando alla Sapienza ha dapprima avuto un appartamento del Campidoglio in affitto in via Andreoli in Prati, altra zona chic, e poi nel 2005 l’ha riscattata. A buon prezzo, non c’è che dire: 305.592 euro per 153 metri quadri. Vale a dire 1997 euro a metro quadro in una zona la cui valutazione media (sempre fonte Agenzia del Territorio) è 5.700. E poi, ospiti morosi del Comune nonostante i minimi canoni, ecco pure le sezioni di partito del Pd e di Sel. E ancora, celebri ristoranti e lussuosi alberghi. Una mappa del privilegio ancora da scoprire, perché è probabile che solo gli accertamenti di inquilini e acquirenti, casa per casa, scoprano i nomi eccellenti.
Le liste dei beni immobili di proprietà del comune di Roma sono arrivate al Campidoglio dalla Romeo, la società napoletana che gestisce il vasto patrimonio immobiliare dell’amministrazione capitolina. Non si tratta di edilizia residenziale pubblica, ma di patrimonio disponibile. Che dovrebbe essere affittato e venduto a prezzi di mercato o giù di lì. E invece, a scorrere gli elenchi, così non è. E forse la Procura di Roma farebbe meglio a dare un’occhiata a questi elenchi: perché se piazzale Clodio ha aperto un’inchiesta sugli affitti e le vendite del patrimonio immobiliare pubblico capitolino a partire dal 2007, gli sprechi e i favoritismi risalgono a prima, molto prima.
Il Comune di Roma ha infatti «svenduto» centinaia di immobili con rogiti firmati tra il 2005 e il 2010, ma soprattutto nei primi due anni di questo lasso di tempo, il 2005 e il 2006. Anni in cui al governo della città c’era Walter Veltroni, il sindaco tutta forma e poca sostanza. Ed era sempre sindaco Uòlter quando fu piantato il seme della dismissione facile del mattone pubblico nella capitale. Quel 20 dicembre 2001 in cui il consiglio comunale a maggioranza centrosinistra – assente lo stesso Veltroni – approvò la delibera 139 che stabiliva criteri e modalità e fissava gli indirizzi per l’«alienazione del patrimonio disponibile residenziale e non residenziale dell’amministrazione comunale». Nella delibera c’era già tutto: diritto di prelazione per i locatari, messa all’asta degli immobili non riscattati, divieto di vendere per dieci anni, tutela per le famiglie meno abbienti. Ma soprattutto c’era in allegato l’elenco delle centinaia di immobili da alienare. Location spesso prestigiose: corso Rinascimento (praticamente piazza Navona), l’affascinante piazza Margana a due passi dal Teatro Marcello, piazza di Trevi, piazza delle Cinque Scole, piazza Navona, piazza San Salvatore in Lauro, piazza Trilussa a Trastevere, via dei Cerchi, via dei Vascellari, via dei Falegnami, via del Colosseo eccetera. Tutte strade in cui possedere un quartierino è un sogno proibito. Chi c’è riuscito, accenda un cero a San Veltroni. Gli altri, si arrabbino pure. Il Giornale, 4 marzo 2011