TEDESCO SFIDA VENDOLA:”PERCHE’ IO IN CELLA? LUI E’ UN PRIVILEGIATO
Pubblicato il 4 marzo, 2011 in Giustizia, Il territorio, Politica | Nessun commento »
Lo sfogo dell’ex assessore Pd che rischia l’arresto per la sanitopoli pugliese. “Sulle nomine Asl hanno accusato me di concussione, lui no”
E chi deve capire, capisca: «La fattispecie del reato era pressoché identica e i fatti contestati erano sovrapponibili al 90 per cento.Evidentemente c’è un atteggiamento diverso da parte dei procuratori, e francamente non riesco a capire perché». Le parole dell’ex assessore Alberto Tedesco, diventato senatore del Pd dopo le sue dimissioni dalla giunta Vendola, alle prime avvisaglie di un epilogo devastante dell’inchiesta sulla malasanità pugliese, sono indirizzate proprio al governatore. Un messaggio diretto al «presidente Vendola», all’ «amico» Nichi, al «mio candidato» che, ribadisce il senatore sotto richiesta d’arresto da parte del gip di Bari, personalmente ha appoggiato in due distinte occasioni elettorali. Riuscendo persino, alle ultime consultazioni, nel 2009, a convincere lo scettico D’Alema che non era affatto convinto di voler concedere il bis al leader di Sinistra e Libertà.
L’atto d’accusa di Tedesco colpisce ovviamente la magistratura barese che a suo dire (ma lo scrive anche il gip De Benedictis, proprio nell’ordinanza con cui chiede l’autorizzazione per l’arresto dell’ex assessore) avrebbe valutato in modi diversi episodi praticamente identici evidenziati dalle informative dei carabinieri. La vicenda esaminata riguardava una rimozione e una nomina nella Asl di Lecce. E i pm avevano inizialmente contestato a Tedesco la concussione, mentre su Vendola, che a quei «movimenti » diede il suo assenso, non imputano che un legittimo, seppur criticabile, spoil system . Poi cambiano i reati, viene contestato l’abuso d’ufficio e non la concussione. Ma quasi in contemporanea per quell’episodio nella Asl salentina Vendola viene archiviato dal gip Di Paola, mentre un altro gip, De Benedictis, appunto, ritiene sussistenti i gravi indizi di colpevolezza. I dubbi, dunque, non sono solo di Tedesco. Che ora, sulla graticola, si mostra più che mai insofferente per le prese di distanza dei suoi «ex» amici. Non solo Vendola, appunto, ma anche Michele Emiliano, sindaco di Bari e, secondo quanto disse Vendola nel suo interrogatorio con i pm, grande sponsor e «blindatore» di Tedesco come responsabile della Sanità pugliese, alla faccia del conflitto d’interesse (i figli del senatore sono, da sempre, molto attivi nel business delle protesi).
Ed ecco dunque Tedesco partire all’attacco, intervistato dal Tg1. «Quanto a Nichi Vendola- scandisce il politico appena autosospeso dal Pd- i miei rapporti si sono interrotti improvvisamente il giorno dopo la rielezione di Vendola a governatore della Puglia, dopo che ho fatto per la seconda volta la campagna elettorale per lui, esprimendomi a suo favore, anche interloquendo direttamente con il presidente D’Alema che non era convinto di questa ricandidatura». La storia è nota:il Pd non vorrebbe accreditare l’ascesa politica di Vendola, spinto dalla base nonostante i disastri sanitari del suo primo quadriennio da governatore. Tedesco, che a febbraio s’era fatto da parte dopo aver saputo che era indagato, dice di essersi speso per il «suo» presidente. Che oggi gli volta le spalle. Come pure Emiliano. I due? Per Tedesco «Sono due facce della stessa medaglia. Ti blandiscono, ti inseguono quando puoi essere utile a una causa, e naturalmente poi ti scaricano immediatamente ». Ogni riferimento ai distinguo dell’ultim’ora, e all’atteggiamento ondivago del Pd sulla posizione da prendere per l’arresto, non sono nient’affatto casuali. Invece di difendersi dalle accuse di aver costruito un sistema di malaffare nel settore di riferimento del suo assessorato, Tedesco sfrutta le telecamere del telegiornale di Minzolini per togliersi i proverbiali sassolini dalle scarpe, e per lanciarli contro gli ex alleati. Un messaggio, forse, diretto anche ai vertici del Pd (e più precisamente a D’Alema) che appaiono in imbarazzo sulla posizione da prendere sulla richiesta d’arresto per il senatore. Baffino, finora, sulla scottante storia pugliese ha solo cercato di salvare se stesso, prendendo le distanze dall’imprenditore Tarantini, quello che portava escort al vice di Vendola, Frisullo, e a palazzo Grazioli (ricordate la D’Addario?). E tacendo su Tedesco, che pure era un suo fedelissimo. Ora, sull’onda giustizialista di Ruby,il partito democratico sembra essere tornato quello dei tempi dell’ex governatore Ottaviano Del Turco, ammanettato e scaricato politicamente prim’ancora che quell’inchiesta sulla malasanità abruzzese evidenziasse agghiaccianti anomalie. Sull’arresto del suo senatore il Pd non sa davvero che pesci prendere. E quel «messaggio» in codice al Tg1 complica maledettamente le cose. Fonte: Il Giornale, 4 marzo 2011