Bocchino, il fedele scudiero di Fini che lo ha promosso sul campo “vicepresidente del nulla”, cioè del FLI

“Sei un killer”. Italo Bocchino va all’attacco del direttore del Giornale Alessandro Sallusti. L’occasione è la puntata di ieri sera di In Onda, il programma di La 7 condotto da Luca Telese e Luisella Costamagna. Si parla di politica estera e Sallusti ricorda a Bocchino un fatto di cronaca. Nel novembre del 1990, poco prima che scoppiasse la prima guerra del Golfo, l’allora europarlamentare ed ex segretario del Msi Gianfranco Fini andò in visita da Saddam Hussein con una delegazione capitanata dal leader dell’ultradestra francese Jean Marie Le Pen. L’obiettivo era riportare in Europa un’ottantina di ostaggi. Un approccio “dialogante” alla questione araba, molto diverso da quello che Fini avrà negli anni successivi, anche durante il suo periodo alla Farnesina. Una delle prime acrobazie della sua lunga carriera politica.

Il direttore del Giornale ricorda i fatti così: “Fini andò in ginocchio, a braccetto con il camerata Le Pen, a baciare l’anello di Saddam Hussein. Avrà rimosso anche questo…”. Irrompe il vicepresidente di Futuro e Libertà: “Non sai quello che dici”. Sallusti ribatte: “E’ un fatto storico”. Bocchino, di fronte ai fatti, si spazientisce: “Andò da parlamentare europeo con una delegazione di cui faceva parte anche Formigoni…”. E poi, non potendo negare l’evidenza, passa agli insulti. Sempre gli stessi: “Tu sei pagato da Berlusconi, lui ti paga lo stipendio. Berlusconi ti ha scelto come killer”. Secca la replica del direttore del nostro quotidiano: “Il tuo stipendio lo pago io, lo pagano tutti gli italiani. Mangi sui soldi pubblici, sei un mantenuto”.

Poi Bocchino sputa il rospo e svela il motivo dell’imboscata tesa a Sallusti. Questioni politica estera? No, roba interna: questioni familiari. “I telespettatori devono sapere che per la prima volta in 50 anni non hanno visto Pippo Baudo in Rai. Mia moglie fa il produttore cinematografico dal 1993, un anno prima di conoscermi, avrebbe quindi diritto a fare il proprio lavoro. Quest’anno a causa della campagna di diffamazione di Sallusti, il contratto che era stato fatto per il programma di Pippo Baudo è stato revocato. La ragione è che il produttore di Pippo Baudo nel 2010 era mia moglie per contratto. Evidentemente dopo la campagna denigratoria de Il Giornale era opportuno bloccare il programma”.

La visita di Fini provocò già allora molti malumori nella politica italiana e internazionale. A quel tempo Fini, momentaneamente spodestato dalla segreteria della Fiamma da Pino Rauti, cavalcava le istanze anti atlantiche e filo arabe del partito. Basta dare un’occhiata a un’intervista dell’epoca per rendersene conto. Il delfino di Almirante commenta così la decisione dei vertici Rai di non trasmettere un’intervista del TgUno al Raìs: “Questa censura è una delle pagine più stupidamente vergognose della storia della nostra informazione. E’ l’ultimo atto della censura sistematicamente attuata contro le tesi e le posizioni iracheneche in Italia sono conosciute per sentito dire e mai in modo realmente autentico”. E poi va oltre: “Si tratta di una linea ottusa che risponde solo all’intransigenza guerrafondaia dei circoli mondialisti”. Ma le frequentazioni scomode di Fini non si fermano al rais iraqeno. Nel 1991, il 2 agosto, Fini insieme a Mirko Tremaglia (oggi di Fli) e Roberto Menia (oggi di Fli) parte per Belgrado. Ad attenderlo c’è il leader comunista Slobodan Milosevic. Lo scopo della missione è tentare il recupero dell’Istria e della Dalmazia e sostenere il governo serbo per le questioni umanitarie. Sembra l’agenda di Toni Negri invece era quello Gianfranco Fini, prima di una delle sue innumerovoli giravolte. Nel 1999, poco prima dell’intervento militare contro la Serbia, aveva già cambiato radicalmente idea: ”Purtroppo Milosevic era, ed e’, sordo a qualsiasi linguaggio che non sia quello della fermezza militare” . E le acrobazie continuano…