RIFORMA DELLA GIUSTIZIA: INTERVISTA A MAURIZIO GASPARRI, PRESIDENTE DEI SENATORI DEL PDL
Pubblicato il 8 marzo, 2011 in Giustizia, Politica | Nessun commento »
Nel Consiglio dei ministri straordinario di giovedì gli elementi chiave della riforma «epocale» della Giustizia cominceranno a prendere forma. Maurizio Gasparri, capogruppo del Pdl al Senato, tiene i piedi per terra, ma sembra fiducioso. «Sono anni che ci lavoriamo, vogliamo ridurre la politicizzazione delle correnti della magistratura, mica – come ci accusano – ammazzare i processi».
Senatore perché è necessario riformare la Giustizia? «Questa riforma più che necessaria è urgente. Dobbiamo ristabilire una volta per tutte il rispetto dei ruoli. Oggi nel nostro Paese la separazione dei poteri praticamente non esiste più. La magistratura invade quotidianamente il campo della politica, imponendo ai partiti della sinistra un ruolo subalterno. Una volta era il partito comunista a manovrare Magistratura Democratica. Adesso sono i magistrati comunisti che hanno in mano un partito democratico indeciso e confuso. La separazione delle carriere e la riforma del Csm serviranno a rimettere ogni cosa al proprio posto».
Questa la riforma costituzionale. Poi ci sono le azioni che il governo intende perseguire con legge ordinaria. Quelle che fanno più discutere… «C’è la ridefinizione del rapporto tra magistratura e polizia giudiziaria e quella dei tempi dei procedimenti. Mentre le polemiche si concentrano sul cosiddetto processo breve e tutti pensano ai procedimenti di Silvio Berlusconi, nessuno dice che ogni giorno in Italia vanno in prescrizione circa 500 processi che niente hanno a che fare con il presidente del Consiglio. Questo vuol dire che ogni anno evaporano nel nulla circa 200 mila controversie giudiziarie».
Da cosa dipende? «Nella giustizia italiana non c’è più la certezza dei tempi del giudizio. Tantissimi processi, per intervenuta prescrizione, non arrivano mai a sentenza. E chi decide quali processi far evaporare e quali mettere in calendario? I magistrati. Sono loro che decidono in modo del tutto arbitrario quali dibattimenti dotare di una “corsia preferenziale” e quali lasciar cadere nel dimenticatoio. Dobbiamo limitare questo loro potere e restituire ai cittadini il diritto sacrosanto di avere una sentenza in tempi certi: dagli otto ai quindici anni di tempo per i tre gradi di giudizio, a seconda della gravità dei reati».
I magistrati sono già sul piede di guerra. Hanno annunciato uno sciopero immediato… «I magistrati devono applicare le leggi. Devono capire che non sono loro i legislatori. Uno sciopero delle toghe è un atto ai limiti dell’eversione».
Anche l’opposizione è insorta, Di Pietro parla di «deriva fascista»… «Vogliono far credere all’opinione pubblica che noi siamo nemici della Giustizia, quando i veri nemici sono quei magistrati, come era Di Pietro non molto tempo fa, che hanno smesso di indagare quando non era più conveniente farlo. Quando hanno scoperto che i soldi di Enimont portavano a via delle Botteghe Oscure, ex sede del Pds. È grazie a quei mancati processi che adesso c’è chi ha costruito un partito la cui unica ragione di vita è l’essere contro Berlusconi».
Pier Ferdinando Casini, invece, rimane a guardare. Non accetterà leggi ad personam, ma non sbarra la strada alla riforma. «Qui i provvedimenti ad personam sono stati presi contro Berlusconi, e non a favore. Intanto (nel caso Ruby, ndr) gli è stato negato il giudice naturale, sia per sede territoriale (che sarebbe stato Monza), sia per competenza (che sarebbe stato il tribunale dei ministri). Poi è stato negato alla sua difesa, come è successo solo alcuni giorni fa all’avvocato Ghedini, di far ascoltare dei testimoni. E infine, pur di colpire il presidente del Consiglio, sono stati sovvertiti i tempi della prescrizione del processo Mills, dal momento che la procura di Milano ha iniziato a calcolarli non dal momento in cui Mills avrebbe ricevuto i soldi, ma da quando avrebbe iniziato a spenderli. Ribaltare questo accanimento è un’opera di giustizia».
Al di là delle polemiche, Casini voterà la riforma? «Le polemiche riguardano le leggi ordinarie. La riforma costituzionale è un’altra cosa. Ci lavoreremo a fondo e ci confronteremo con tutte le forze dell’opposizione. Casini alla fine sarà dei nostri, ma spero lo siano tutti».
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