Domani il Consiglio dei ministri affronta la ri­forma della giustizia. Dall’opposizione arri­va qualche timido segnale di apertura aldialogo.Non c’è da illudersi, ma meglio del solito no a priori. Sulle barricate resta­no invece i magistrati, o meglio quei magistrati che vogliono continuare a fare politica oltre che gli affari loro. Oggi pubbli­c­hiamo la mailing list dei magi­strati, cioè il sistema di posta elettronica dove le toghe si scambiano pareri e concorda­no iniziative al riparo da orec­chie indiscrete. Quello che po­tete lettere sulle nostre pagine è sconcertante. Dal­lo scambio di email emerge non soltanto un clima d’odio con­tro la maggioran­za politica, il Parla­mento, le toghe più moderate. Ci sono infatti le pro­ve che alcuni ma­­gistrati hanno nel mirino Silvio Ber­l­usconi come per­sona, a prescindere da ipotesi di reato. Questi signori fanno politica, vogliono interferire sul potere legislativo, e per di più in orario di ufficio, come si evince dalle stampate dei mes­saggi che si scambiano.

Fa effetto vedere un giudice chiamare il premier «lo zietto Berlusconi» con tono dispre­giativo e porsi il problema che una volta fatto fuori lui andrà affrontato il problema dei suoi elettori, cioè di dodici milioni di italiani che il vertice della magistratura evidentemente considera degli imbecilli e for­se anche dei pericolosi crimi­nali.

Ma quale indipendenza poli­t­ica: c’è una parte di magistrati che nel segreto della posta elet­tronica getta la maschera e non solo,tanto che più d’uno si dice preoccupato per la fred­dezza di alcuni amici della sini­stra, cioè del socio di maggio­ranza.

Più persone togate, quindi, si stanno mettendo d’accordo riservatamente per intralciare e contrastare la libera attività del Parlamento. Se non fosse­ro magistrati, rischierebbero l’incriminazione per associa­zione segreta e a delinquere da parte di loro colleghi che vedo­no complotti ovunque. Pur­troppo non è una esagerazio­ne, ne sanno qualche cosa quei malcapitati finiti in que­ste ore nella ridicola inchiesta su una fantomatica P4, presun­t­a lobby sovversi­va, per la quale ie­ri sono stati per­quisiti gli uffici del finanziere Francesco Mi­cheli. Ne so qual­che cosa io, che per aver scritto un articolo sulla presidente di Confindustria, Emma Marcega­glia, mi sono ritro­vato inquisito e perquisito.

Sarebbe orribile, ma interes­sante, perquisire case e uffici di quei magistrati così dichiarata­mente schierati contro Berlu­sconi e contro chiunque gravi­ti nell’area del centrodestra. Magari si scoprirebbe che non sono poi così indipendenti co­me sostengono, che hanno per­so i requisiti mini­mi per svolge­re uno dei mestieri su cui si reg­ge una società civile. Cioè quel­l’imparzialità che garantisce ai cittadini il diritto di essere giu­dicati in base a fatti certi, prova­ti al di là di ogni ragionevole dubbio e non sull’onda di teo­remi e pregiudizi politici.

Domani sapremo quali sono le intenzioni del governo. Spe­riamo solo che, a differenza di quanto si è visto in questi 18 an­ni di Seconda Repubblica, que­sta volta agli annunci seguano i fatti. Alessandro Sallusti, Il Giornale, 9 marzo 2011