L’opposizione non se lo aspettava. Aveva ripetuto fino allo sfinimento che dai giudici ci si presenta, convinta che il Cavaliere non l’avrebbe mai fatto. E Berlusconi ha sparigliato le carte tenendosi libero tutti i lunedì. Mica poco per un presidente del Consiglio.

Perché l’ha fatto? Un po’ perché ormai non poteva fare altrimenti, dopo la sentenza della Consulta sul legittimo impedimento. Un po’perché, vista la mala parata, nessuno è abile quanto Berlusconi nel fare diventare i processi un proscenio mediatico a suo favore. Ne vedremo delle belle nei prossimi mesi. E molto perché questa è solo la prima delle tre mosse del Cavaliere sul fronte giustizia. La seconda è la riforma dell’ordinamento giudiziario. Riforma costituzionale, complessa e lunga nei tempi di attuazione se mai andrà in porto. Ma con una questione al centro: la separazione delle carriere fra giudici e procuratori e il posizionamento forte e super partes dei primi. I sondaggi dicono che piace alla gente. E piacerà ancor di più appena l’opinione pubblica avrà compreso la rafforzata garanzia per il cittadino che ne consegue.

A essere malevoli, aggiungiamo anche che, così facendo, Berlusconi rompe il fronte dei magistrati. Non perché i procuratori siano sottoposti al governo sul modello francese, come dicono taluni. Ma perché la magistratura giudicante è elevata di status, non nelle persone, ma nel ruolo. La pubblica accusa è infatti parificata alla difesa in un disegno piramidale che rafforza la terzietà del giudice, posto al vertice.

Poi c’è la terza mossa: il processo breve. Tutti gli argomenti dell’opposizione sono ruotati attorno a due pilastri: azzera migliaia di processi e quindi fa ingiustizia. E, in più, la fa nell’interesse del premier. Ma caduti questi argomenti, la ragionevole lunghezza dei processi va incontro agli interessi di tutti i cittadini, ossia fa giustizia.

L’azione del premier è quindi strategica e complessa. Gli effetti a breve sono stati positivi: non ha tolto l’assedio, ma ha aperto qualche breccia. Anche perché l’opposizione ha reagito alla riforma annunciata ancor prima di aver letto il testo e attaccando sul punto noto: serve a Berlusconi.

Poi, visto che non serviva a Berlusconi, ha insinuato: servirà a Berlusconi. Come dire, non ora, ma vedrete poi. Il che è sempre possibile, ma, come si dice, non si può fare il processo alle intenzioni.

Ora bisogna prendere il buono che c’è e ragionare sulle cose, nell’interesse di tutti. Sandro Rogari, Quotidiano Nazionale, 16 marzo 2011