Sarkozy ha preso una bella batosta alle elezioni cantonali in Francia. Probabilmente la sua stella è al tramonto. Risultati: abbiamo un’estrema destra che va alle stelle e fa il pieno nelle urne, mentre la destra di governo, nonostante l’intervento-lampo in Libia lanciato dal Presidente, appare alla deriva. In testa sempre il Partito socialista. Protagonista di questa tornata elettorale così significativa è Marine Le Pen, neo-leader del Fronte Nazionale, dal punto di vista mediatico-comunicativo e strategico-politico, degna figlia del controverso ma abile Jean-Marie. La sinistra si è riposizionata, con i socialisti in testa, con poco meno del 30% dei voti. Astensionismo al 55%, un record storico. Sono ancora molte le situazioni in bilico sul territorio e si attendono sfide “triangolari” Ps-Fronte nazionale-Ump, al secondo turno.

Ecco, in questo contesto storico-politico determinato, Sarkò sta giocando la partita con il coltello tra i denti per portare a casa il risultato alle presidenziali. La strategia bellica anti-Gheddafi deve essere inquadrata in un tornante assai stretto per il Presidente brillante di una destra creativa e popolare, fino a ieri ancora in auge. Dunque, in sostanza, Sarkozy sta giocando una gigantesca e decisiva partita strategica, direi la partita della sua vita politica, con l’ansia della tattica. Nel senso che, ad oggi, ogni colpo efficace è un bottino non trascurabile – dunque, la tattica che cucina il risultato per il domani -, mentre si attende il rivolgimento storico dei fatti, causato anche dall’accelerazione bellica impressa dalla Francia. Jean-Dominique Merchet, giornalista del settimanale corrosivamente anti-sarkozista, “Marianne”, ha sentenziato sul suo blog: «Piccola geopolitica della guerra in Libia».

Perfetto. Allora, registriamo un primo colpo assestato all’asse delle relazioni internazionali atlantiche: scacco matto all’Italia, in prima battuta, con i bombardieri francesi in volo su Bengasi a strapazzare gli uomini di Gheddafi. Dopodiché, effetto domino, sempre sull’Italia, perché non si può fare l’«affittacamere» (sic) e/o l’«albergo a ore» delle forze Nato, dunque, avanti tutta con otto apparecchi a dar man forte alla coalizione. Il Presidente ha immediatamente deciso di prendere il toro per le corna e già al vertice di Parigi aveva predisposto tutto per le prime azioni anti-Gheddafi, questo è poco, ma sicuro. L’Italia è spiazzata e non può permetterselo, sia per i nostri interessi in terra libica, sia per il futuro post-Gheddafi, per non parlare degli sbarchi a Lampedusa. Su quest’ultimo problema, sarà bene non criticare con burbero cipiglio Bossi, che non è diventato pacifista un tanto al chilo, ma sta pensando anch’egli a un «post» e, dunque, mette un «post-it» sulla scrivania del Governo: gli sbarchi, prego, favorire politica in concerto con l’Europa, se esiste. E che l’Europa esista, in frangenti di governance globale, è tutto da dimostrare. Ebbene Sarkò – che sa di quest’Europa imbelle e sta, d’altra parte, lavorando per non farsi umiliare a casa sua, dopo una serie di errori – ha sfruttato la carta Libia, pardon, la carta Gheddafi, per raccattare consensi. Non è un De Gaulle redivivo. Ha solo la statura fisica di Napoleone, le somiglianze finiscono qui. Ma ha una sinistra rediviva alle calcagna e tanto basta.

Del resto, non c’era bisogno di Napoleone, bastava Nicolas Sarkozy per lanciare i dadi. Non è un’operazione random, perché il caso è il dio degli imbecilli. Agire subito, prima di farsi tirare dai nemici il nodo scorsoio. Adesso tutti sono al traino della Francia. Un capitale strategico-tattico. Non c’è dubbio. Le elezioni cantonali, con il minimo storico degli aventi diritto al voto a fare la fatica di mettere la croce sui candidati, possono attendere. Sono presenti, ma, nello stesso tempo, già scadute: la Francia sta bombardando il Tiranno.

Niente neo-colonialismo di risulta. Nel mondo senza più Stati e con troppe strategie incrociate, con troppi giochi a somma zero, non si possono coltivare ambizioni colonialistiche, è tutto un gioco di specchi. La Francia metterà il cappello sulle fonti energetiche libiche? Forse. Ma come farà a governare l’asse nord-africano ed euro-mediterraneo da sola? Se questo è colonialismo, è roba da minus habens. Nel globalismo a multipla velocità non ci sono garanzie per nessuno. I salvatori di oggi diventano i tiranni di domani. Nessuno ha le carte per vincere la mano. Raffaele Iannuzzi, Il Tempo, 21 marzo 2011