La Francia tiene il comando politico della missione lontano dalla Nato e prosegue la guerra privata su Tripoli

In mancanza di un accordo fra i partner della Nato sul comando delle operazioni in Libia, la Francia ha annunciato ieri che la “cabina di regia politica” delle operazioni si riunirà a Londra martedì, così da relegare l’Alleanza atlantica a un ruolo tecnico-militare. “Abbiamo preso l’iniziativa di invitare un gruppo di contatto composto dai paesi che partecipano all’operazione, più l’Unione africana, la Lega araba, e tutti i paesi europei che vorranno essere associati”, ha detto il ministro degli Esteri francese, Alain Juppé. “Il pilotaggio politico dell’operazione non è della Nato, ma di questo gruppo di contatto”, ha precisato Juppé, mentre al quartier generale dell’Alleanza erano ancora in corso i negoziati. La Nato, secondo Juppé, avrà un ruolo minimo: sarà lo “strumento di pianificazione e di condotta” per la “no fly zone”.
Nei corridoi dell’Alleanza l’irritazione è alta. Al terzo giorno di incontri a Bruxelles, gli ambasciatori del Consiglio atlantico “non hanno preso decisioni su niente”, ha detto un diplomatico alla Reuters. Rimangono divergenze sul comando, sul tipo di operazioni militari da condurre e sull’obiettivo più ampio della missione. “La Nato offre un pacchetto completo di comando politico e militare che funziona da più da sessant’anni”, spiega al Foglio una fonte dell’Alleanza. Nicolas Sarkozy, al contrario, ha approfittato dell’ansia mostrata da Barack Obama per evitare i vincoli della Nato e perseguire l’obiettivo di un regime change.

La struttura di comando ibrida
permette ai caccia francesi di bombardare le forze fedeli al colonnello Gheddafi senza chiedere il permesso. Le operazioni sotto l’ombrello della Nato dovrebbero limitarsi alla “no fly zone” contro aerei libici, e il comandante britannico Greg Bagwell ha annunciato che l’aviazione di Gheddafi “non esiste più come forza da combattimento”. Insomma, quella missione pare ormai compiuta. L’operazione navale della Nato, che sarà guidata dall’Italia, servirà a mettere in pratica in maniera più effettiva l’embargo sulle armi. “Abbiamo informazioni di intelligence che il regime sta cercando di importare armi in tutti i modi possibili”, dice la fonte dell’Alleanza.

Ieri, per la prima volta, la coalizione internazionale ha attaccato i carri armati di Gheddafi anche nell’ovest del paese. Dopo giorni di bombardamenti governativi, Zintan e Misurata sono ancora assediate. Secondo testimoni, gli aerei della coalizione hanno colpito l’esercito regolare a Misurata, Zentan resiste ai missili Grad e a una cinquantina di carri armati del colonnello, mentre gli abitanti di Ajdabiya lasciano la città per gli intensi combattimenti tra il regime e i ribelli. Un base militare a trenta chilometri da Tripoli è stata bombardata dagli alleati. Per la Francia, gli attacchi accelereranno la caduta del colonnello. “Non immagino che la coesione delle autorità di Tripoli resista a lungo”, ha detto Juppé. Secondo il Cremlino, al contrario, “presto o tardi, se l’operazione aerea dura troppo a lungo, non si potrà sfuggire a un’operazione terrestre”. IL FOGLIO, 24 MARZO 2011