L’Europa boccia la Francia

Il Premier Berlusconi accoglie a Villa Madama il primo ministro Nicolas Sarkozy E alla fine toccò pure all’Unione europea. Uno schiaffo alla Francia e un aperto sostegno all’Italia. La commissaria Ue agli affari interni Cecilia Malmstrom ha infatti ammonito la Francia sui respingimenti alle sue frontiere, non può farlo perché i confini nello spazio di libera circolazione di Schenghen non esistono più. Dunque, è un aiuto non da poco nella guerra militare, diplomatica, e adesso anche sul fronte dell’immigrazione che si è aperta tra Italia e Francia visto che da settimane i francesi hanno bloccato la frontiera di Ventimiglia e rimandano sulla Penisola qualunque immigrato nord africano prova a varcare la soglia tra i due Paesi.

Il Cavaliere fa di più, si spinge oltre. Chiama il presidente della commissione Europea, Josè Manuel Durao Barroso. Nella nota che viene diffusa da palazzo Chigi si fa sapere anche che «i due presidenti hanno concordato sul fatto che l’emergenza in corso è un problema che riguarda tutta l’Europa e che, come tale, deve essere affrontato e risolto a livello europeo. In questo contesto, il presidente Barroso ha ribadito l’impegno della Commissione a una più fattiva solidarietà verso l’Italia». E il ministro dell’Interno Roberto Maroni fa sapere che si sta pensando alla possiibilità di «concedere un permesso di soggiorno temporaneo per i migranti che vogliono fare ricongiungimenti familiari. È un modo per fare capire all’Europa che, di fronte al diniego totale di collaborazione, abbiamo uno strumento legislativo per attuare principio di solidarietà. Chi vuole andare in Francia e Germania non possiamo trattenerlo in Italia». Berlusconi assesta così due colpi a monsieur Nicolas Sarkozy proprio nel momento di massima tensione tra i due Paesi.

D’altro canto il premier italiano aveva detto chiaro e tondo già in mattinata come stanno le cose. E aveva avvertito: sulle coste del nostro Paese è in arrivo «uno tsunami umano». Non solo, ma aveva chiesto chiaramente alla Tunisia un impegno per i rimpatri. L’Italia, da parte sua, è ancora disposta ad aiutare Tunisi anche sul piano finanziario, «a fronte dell’impegno a fermare l’uscita illegale di loro cittadini dal loro Paese» e aveva spiegato che l’Italia si è impegnata «in linee di credito ed equipaggiamenti a forze di polizia impegnate nel controllo per un valore vicino ai 100 milioni dalla metà del mese di aprile». Quindi aveva ammonito: «Anche l’Europa deve intervenire e dare il suo apporto noi continuiamo a esercitare pressioni sulla Commissione europea. Nell’ultima riunione abbiamo fatto introdurre l’impegno di un intervento diretto nei confronti dei Paesi che sarebbero stati toccati da questa immigrazione».

Toni forti nella conferenza stampa dopo la prima riunione della cabina di regia convocata con gli enti locali. Riunione che aveva immediatamente subito il primo blocco: le Regioni infatti dicevano un secco «no» alle tendopoli e chiedevano al governo di «gestire l’emergenza con senso delle istituzioni». Se ne riparlerà martedì mattina, Berlusconi volerà il giorno prima a Tunisi. In soccorso del governo arriva anche la Chiesa. Il vescovo Mariano Crociata, che è anche il segretario della Cei, spiega che per far fronte all’emergenza di questi giorni, «la Caritas ha individuato 2500 posti in 93 diocesi. Duecento dei quali in una struttura dell’arcidiocesi di Agrigento, che con l’isola di Lampedusa è la diocesi più impegnata». Avverte «come l’individualismo non ci fa andare avanti, è sbagliato anche tra di noi e non solo verso questi uomini che arrivano fuggendo al rischio di morire, persone in pericolo di vita già nei Paesi da dove partono e poi nel viaggio».

Poi, più in generale, monsignor Crociata insiste: «Non possiamo chiudere gli occhi di fronte al volto del prossimo disperato, non possiamo renderci sordi all’appello di chi vive nel bisogno estremo. Purtroppo ho osservato reazioni varie, persino contraddittorie, che dicono che la cultura dell’accoglienza ancora deve crescere».

Intanto, il Consiglio Episcopale fa suo l’auspicio del cardinale presidente Angelo Bagnasco che in Libia «si fermino le armi», anche perché – spiega Crociata – «sono i civili, deboli e inermi, i più esposti di fronte a un intervento armato prolungato». Da parte francese, un rigoroso (e forse imbarazzato) silenzio. Soprattutto per la reprimenda della commissione europea. Vale dunque quello che aveva rimarcato Parigi due giorni fa, ovvero facendo notare come a parere del governo transalpino «gli immigrati in situazione irregolare devono essere rimpatriati nei loro Paesi di origine a partire dal Paese nel quale sono entrati nello spazio Schengen. Noi applichiamo semplicemente il diritto, come definito negli accordi Schengen, la convenzione di Dublino, e l’accordo bilaterale di riammissione bilaterale di Chambery», firmato nel 1997 dai governi di Italia e Francia. La posizione ufficiale era stata messa a punto dal portavoce del ministero degli Esteri francese, Bernard Valero dopo le critiche di Frattini.

Ieri il nostro ministro degli Esteri, dopo la presa di posizione della Ue, si gloriava: «Abbiamo registrato con soddisfazione un passo dell’Ue, con il commissario Malmstrom che ha ricordato alla Francia quali siano gli obblighi di solidarietà europea. Ci auguriamo che la Francia cambierà atteggiamento». Fabrizio dell’Orefice, Il Tempo 2 aprile 2011

…………….Alla lunga ha avuto ragione Berlusconi nei confronti della Francia e a dirlo non è stata la stampa amica del Cavaliere ma L’Unione Europea che ha ammonito la Francia a stare nelle regole. Intanto, a proposito della difesa umanitaria, dalla Libia arriva una notizia che se non riguardasse la morte di 15 persone, farebbe ridere. I ribelli libici, per aiutare i quali (si fa per dire) Francia e Gran Bretagna hannmo armato i loro bombardieri per sganciare bombe e missili sulla Libia,  hanno denuciato ieri che gli aerei alleati hanno sparato bombe e missili sugli stessi ribelli provocando la morte di 15 personfra gli stessi ribelli. Insomma un caso di “fuoco amico” che però dimsotra che le bonbe quando vengono sganciate non si sa dove vanno a colpire. Alla faccia della difesa umanitaria dietro la quale Sarkozy e Cameron hanno nascosto le vere ragioni dell’inmtervento armato, cioè impossessarsi delle immense ricchezze della Libia, e poco importa che per farlo hanno arruolato gli ex sodali di Gheddafi, generali e ministri,  che, pare, siano stati purificati e resi compatibili con la democrazia. Intanto in Siria dopo le parole rassicurandi di Assad il giovane la polizia ha ripreso a sparare sui manfistanti inermi. Si attende trepidanti che Francia e Gran Bretagna impugnino le loro armi anche per assalire la Siria……g.