Ci siamo. Ancora 24 ore e lo show può co­minciare. Anche se sarà una partenza falsa, senza star e comparse e con una seconda puntata tra qualche mese. Dopo tan­to parlarne, l’affare Ruby ap­proda domani in tribunale ma non ci saranno né l’im­putato Silvio Berlusconi né le ragazze già bollate, pro­cessate e condannate da una campagna stampa sen­za precedenti. La procura di Milano ha chiesto e otte­nuto il rito immediato, so­stenendo che le prove era­no schiaccianti. E qui c’è la prima bugia, altrimenti non si spiegherebbe la ne­cessità di convocare 132 te­stimoni, un numero che non trova pari neppure nei grandi processi di terrori­smo o mafia. Per puntellare il farneticante teorema, i pm hanno smosso mari e monti, usato sofisticate tec­nologie, messo sottosopra le case e la vita privata di de­cine di ragazze, spiato tutti gli ospiti della residenza di Arcore.

Eppure il dibatti­mento si apre senza accusa­to, accusatore e vittime. Non c’è una parte lesa,qual­cuno o qualcuna che accusi Berlusconi di violenza, mo­l­estia, abuso, né per il reato di prostituzione né per quel­lo di concussione. In realtà di vittime questa farsa giudiziaria ne ha già fatte. Sono le persone coin­volte in uno scenario costru­ito ad arte per infangare. Senza nessuno scrupolo, i pm milanesi hanno messo agli atti testimonianze di mi­tomani che sostengono di aver incontrato nelle cene gli attori George Clooney e Belen Rodriguez,la condut­trice Barbara D’Urso, le poli­tiche Mariastella Gelmini, Mara Carfagna e Daniela Santanchè. Sarebbero do­vute bastare queste dichia­razioni, e due veloci verifi­che, per archiviare il caso co­me una grande bufala. Alcu­ni di questi signori non han­no mai messo piede ad Ar­core, altri non lo mettono da anni, altri ancora ci sono ovviamente stati per incon­tri politici ben documenta­bili. Ruby ha addirittura rac­contato di essersi prostitui­ta a Milano con il calciatore Cristiano Ronaldo quando questi stava giocando dal­l’altra parte del mondo.

Più che un processo, quel­lo che si sta aprendo è un ca­so di macelleria mediatica. Foto private, sequestrate nei telefonini di alcune ra­gazze, spacciate come pro­va d­i festini ad Arcore quan­do si trattava invece di scatti fatti da tutt’altra parte. Frasi rubate da decine di migliaia di intercettazioni telefoni­che che senza alcun riscon­tro sono state spacciate per verità giudiziarie.
La storia è assai più sem­plice. Una ragazza scaltra e irrequieta, Ruby, minoren­ne per l’anagrafe ma non nel corpo e nella testa, soste­nendo di essere la nipote di Mubarak e mentendo sulla sua età, riesce ad avvicinare Berlusconi e frequenta alcu­ne cene ad Arcor­e in compa­gnia di altre ragazze maggio­renni.
Dal presidente riceve aiuto per mettere in piedi una attività imprenditoria­le (un centro estetico). Quando una notte viene ar­­restata per una lite con una coinquilina, Berlusconi chiama il funzionario per se­gnalare che c’è la possibili­tà, in assenza dei suoi geni­tori, di affidarla a una perso­na maggiorenne ( Nicole Mi­netti). Una prassi consenti­ta dalla legge tanto che in quell’anno,2009,la Questu­ra di Milano l’aveva adotta­ta ben 57 volte. Un’inchie­sta del ministero dell’Inte­r­no ha poi accertato che non fu compiuta alcuna irregola­rità. Tutto il resto è semplice intrusione, per di più violen­ta, nella vita privata di perso­ne maggiorenni, libere e consenzienti, qualsiasi co­sa sia successa nelle cene e nei dopocena. Si può discu­t­ere su questioni di opportu­nità e stile, non di reati. La vera porcata non è quello che abbiamo letto fino ad ora, ma quella fatta da chi ha voluto tutto questo solo per fare cadere il governo. Il Giornale, 5 aprile 2011