Com’era serafico lo sguardo di Totò Cuffaro intervistato in carcere dopo lungo silenzio. E come erano teneri i suoi rimpianti politici. Fu salutato da un coro di ammirazione quando si conse­gnò docile ai giudici e accettò senza di­scutere la condanna e il carcere, dicen­dosi uomo delle istituzioni. Ma vi siete chiesti perché Cuffaro scelse di non ri­bellarsi ai giudici? Se lo fece perché rico­nobbe giusta la condanna per associa­zione mafiosa, come a dire «ho sbagliato ed è giusto che paghi», allora sì, ha fatto bene, ma la gravità del fatto commesso oscura la mite e rispettosa reazione alla condanna. Ma se non si sente colpevole di reati così pesanti, come ha detto, per­ché offrì i polsi alle manette senza batter ciglio? Forse perché i giudici, avrà pensa­to Totò, è meglio non prenderli di punta o per le corna. Anche per lui la magistra­tura è mossa da impulsi e furori ed è me­glio assecondarli, mostrandosi mansue­ti, remissivi, sottomessi al suo potere… Così magari al prossimo giudizio non in­­fieriscono: avete vinto, ora siate indul­genti. In quel caso, si è fatto agnello e colomba per un calcolo, furbo e com­prensibile, da democristiano di vossìa. Ve lo ricordate in tv con la coppola o quando scriveva sui manifesti: la mafia mi fa schifo? Comunque ho sentito in gi­ro tanti siciliani che lo rimpiangono; i suoi successori hanno i suoi stessi difetti senza averne i pregi e l’umanità. Mi han­no chiesto di dedicargli una copia del mio libro che gli avrebbero portato all’in­domani in carcere; l’ho fatto volentieri anche perché, confesso, una volta Totò baciò pure me.

Di quel suo congedo prima di finire in carcere, a me è restato il lato umano, e anche puerile; la sua faccia disarmata, il tono dimesso della voce e quell’invoca­zione tenera alla Madonna. Le parole for­se furono pronunciate per nascondere il pensiero o perché tornano utili alla cau­sa; ma quei gesti, quel tono, quell’invoca­zione, erano veri, umani, venuti dal cuo­re, anche se magari servono pure a ingra­ziarsi la gente, i giudici e i media. Ma in quel momento sospendi ogni giudizio e ti lasci prendere dalla pietas. Per una volta avrei voluto baciarlo io, a Totò vasa vasa .

Il Giornale, 10 aprile 2011