UN AVVISO AI NAVIGANTI: BERLUSCONI PUO’ MOLLARE, di Giuliano Ferrara
Pubblicato il 10 aprile, 2011 in Politica | Nessun commento »
Questa mattina, ma anche ieri e l’altro ieri e ieri l’altro ancora, la stampa italiana, sia “nemica” che “amica” di Berlusconi, annuncia sconquassi e rese di conti all’interno del PDL, con il rischio di crisi di govenro e di possibi governissimi che mettano da parte lo stesso Berlusconi. Questa mattina è Il Corriere della Sera, pubblicando una intervista al ministro Galan, a insinuare questa ipotesi, mentre Il Giornale dà notizia che i finiani avrebbero proposto per bocca di Briguglio (pensate un pò….) che nel caso Berlusconi si metta da parte, il FLI voterebbe un lodo costituzionale che accantoni i processi al premier sino alla fine della legislatura. Basterebbe questa quasi barzelletta a dare la misura della follia delle tesi sfasciste della stampa. Se Berlusconi si mettesse da parte non ci sarebbe alcun bisogno di un lodo costituzionale perchè non ricoprendo più una delle quattro cariche istituzionali non avrfebbe diritto ad alcuna “protezione” : come si vede quella di Brigulgio, se davvero c’è stata, è una non proposta. Quanto alla ipotesi di un governissimo che si potebbe concretizzare se in Parlamento il governo Berlusconi cadesse è frutto di alchimie fantasiose. Per quanto nel PDL convivano anime diverse e talvolta tra di loro la verve poemica supera il livello di guardia, riteniamo che nessuna delle anime, singole o associate, siano tanto pazze da far karakiri facendo cadere il governo e aprendo la strada a inimmaginabili scenari sui quali le prime a rimetterci le penne sarebbero molte delle anime in pena che si aggirano all’interno del PDL, orfane di potere (Pisanu o Scaiola, per esempio) alle quali basterebbe richiamare alla memoria il triste percorso di Fini che ormai si è trasfromato nel classico cane che grida alla luna per indurle a più miti e sani pensieri. Al riguardo ci pare appropriato il fondo di questa mattina sul Giornale di Giuliano Ferrara che offriamo alla lettura e alla riflesisone dei nostri lettori. g.
Ognuno ha i sogni che si merita. Io ho sognato Berlusconi. Aveva riunito i suoi, che litigano come facevano le lavandaie d’inizio secolo. Litigano a gran voce, in parlamento, alla televisione, nei corridoi del palazzo, concedendo interviste a raffica a giornali amici e nemici, gridando qualunque cosa venga loro in mente, basta che sia insidiosa, distruttiva, basta che metta in luce la nevrosi collettiva del Popolo della libertà e una inaudita licenziosità politica.
«Cari amici – diceva Il Cav. nel mio sogno dell’altra notte – consentitemi una fraterna messa in guardia: se continua così, con la stessa rapidità con cui sono sceso in campo me ne torno in tribuna a godermi lo spettacolo. Ho buoni avvocati, e fuori dalla politica, dove sono stato un elemento di disturbo insopportabile per tanti anni, e ancora adesso, diventerei una preda meno ambita dai rapaci delle procure combattenti e delle opposizioni al loro laccio. Me la cavo, state certi. E se proprio fosse necessario, un patteggiamento per levarsi di torno la malagiustizia alla fine non si nega a nessuno, come un sigaro o un’onorificenza di cavaliere al merito. Le mie paure per le scorciatoie giudiziarie sono solo indirettamente personali, in primo piano sta la libertà politica e civile, che viene negata in radice da questa specie di Stato di polizia in cui i magistrati fanno comizi in piazza, le loro avanguardie si sono massicciamente presentate in politica facendosi eleggere in parlamento e fondando partiti dopo avere distrutto quel che c’era prima, con il suo male e con il suo bene. Un apparato di giustizia che lavora su pretesti di reato, invece che su fattispecie concrete, e dispone spionaggio, pedinamento, intercettazioni allo scopo di sputtanare l’Arcinemico dando in pasto all’opinione pubblica il suo privato, per di più deformato in maniera grottesca nel circo mediatico-giudiziario, tra gli applausi ipocriti degli acrobati del neopuritanesimo, non poteva che indebolirmi, almeno un po’. Ma non vi illudete: la mia relativa debolezza, il fatto che io sia costretto a difendermi mentre avanzano crisi a ripetizione nello scenario mediterraneo, mentre premono mille cose da fare per il rilancio dell’economia e per le riforme, non è un fattore di forza per le vostre ambizioni, personali e di gruppo. Lo champagne che qualcuno di voi stapperebbe dopo il 25 luglio avrebbe un retrogusto amaro, e in breve tempo vi ritrovereste assetati e affamati, con i vostri progetti e la vostra dignità politica a disposizione della Repubblica delle procure e dei suoi speaker politici.
«Non ho fondato una caserma. Mi piace perfino il caos creativo, il peso irriducibile della personalità in politica, sopporto cristianamente e allegramente le idiosincrasie, esercito l’ironia e l’autoironia per debellare il linguaggio politico pesante e protocollare che è il vero inganno ai danni dei cittadini, e nessuno mi può insegnare l’arte del comando e anche il suo risvolto, una tolleranza ai limiti dell’anarchia liberale, della stessa licenza. Siamo un non-partito, un popolo, e questo di noi piace agli italiani. Quindi capisco tutto il bailamme che caratterizza la nostra creatura politica, e anche l’energia frammentaria e variopinta che connota la maggioranza parlamentare e lo stesso governo. Ma ogni limite ha la sua pazienza, come diceva Totò.
«Di tanto in tanto dovreste ricordarvi il sale di questa nostra avventura: iniettare dosi massicce di libertà in un paese che era bloccato, che non conosceva l’alternanza di forze diverse al governo dello Stato, un paese in cui piano piano alla dittatura morbida delle ideologie nazional-popolari in declino si andava sostituendo quella, ancora più tignosa e illiberale, delle burocrazie giudiziarie d’assalto e di poteri economici senza inventiva e senza capitali ma con molte immodeste ambizioni di dominio. Un progetto nobile e pericoloso, per il quale si è chiamati a pagare dei prezzi, non solo a riscuotere gli onori della carriera politica. Tra essere liberi e farsi del male per stupidità, tra la libertà responsabile e un’indisciplina irresponsabile e autolesionista, c’è tutta la differenza tra una politica e un Pdl ricchi di autentici e sani conflitti e un sistema- partito che si disintegra a forza di chiacchiere».
Così parlò il Berlusconi-Zarathustra nel mio sogno notturno. Nel quale, fluttuando amabilmente tra le insidie dell’inconscio, si era insinuato un elemento di sano realismo.