BERLUSCONI IN TRIBUNALE, MA NELL’AULA NON C’E’ SCRITTO:”LA LEGGE E’ UGUALE PER TUTTI”
Pubblicato il 11 aprile, 2011 in Giustizia, Politica | Nessun commento »
L’aula della Prima corte d’assise di Milano, dove si celebra per ragioni di spazio il processo a Silvio Berlusconi per la faccenda dei «diritti tv», è l’unica – tra le decine di aule del tribunale di Milano – dove non compare la scritta che «la legge è uguale per tutti». Un caso, una curiosità. Ma chissà se per il Cavaliere può essere considerata beneaugurante. Si tratta, d’altronde, della stessa aula dove Berlusconi comparve per l’ultima volta otto anni fa, al processo per la vicenda Sme. E infatti il presidente del Consiglio stamattina sembra muovervisi con dimestichezza: fin dal momento in cui entra da una porta laterale, compie un meticoloso giro di strette di mano all’affollata platea di avvocati, raddrizza il nodo della cravatta al figlio spilungone dell’avvocato Daria Pesce. E poi punta deciso il recinto dei cronisti. Le telecamere non sono ammesse in aula, ma nell’epoca dei telefonini e dei file Mp4, a raccogliere le esternazioni del capo del governo non sono solo taccuini, ma anche microcamere pronte a riversare su Internet le sue parole. Berlusconi lo sa e si concede a lungo, mentre in camera di consiglio il tribunale aspetta che tutto finisca per potersi presentare anch’esso in aula. Il Cavaliere accetta le domande, anche quelle – a dire il vero del tutto garbate – dei giornalisti «nemici». Ma a tenere il timone della conferenza stampa è lui. Ed è lui a mettere in chiaro i punti che nei giorni scorsi ha indicato come cruciali: la inconsistenza delle accuse che gli vengono mosse in questo e negli altri processi, e la battaglia «di civiltà» contro uno strumento investigativo, le intercettazioni telefoniche, che Berlusconi considera barbaro e inaffidabile. «Le voci si possono imitare, e con il computer è possibile fare di tutto». Il riferimento, ovviamente, è al processo per la vicenda Ruby, quello che riprenderà il 31 maggio, e che ha proprio nelle intercettazioni telefoniche il suo punto di forza. «Sta dicendo che le intercettazioni di quell’indagine sono state truccate?», gli chiedono. E Berlusconi: «Niente affatto, sto facendo un ragionamento generale». Però poi va avanti, e c’è un dettaglio che fa capire chiaramente che proprio ad alcune intercettazioni del «Rubygate» si sta riferendo.
Dice stamattina in aula Berlusconi: «Magari uno dice che bisogna ricostruire i fatti, e nei brogliacci invece trascrivono che vuoi costruire i fatti», nel senso di inventarli a tavolino. E c’è, come si vede, una bella differenza. In questo caso, il premier ha in mente un riferimento preciso: è la telefonata tra una delle sue segretarie e Barbara Faggioli, testimone del caso «Rubygate», intercettata dalla polizia e finita il 6 marzo sul «Corriere». «Noi la volevamo convocare perché è veramente indispensabile la sua presenza per cercare di costruire e verbalizzare le normalità delle serate del presidente», si legge nel testo trascritto dalla polizia. Ma secondo la difesa del premier nel nastro originale si sente chiaramente l’impiegata dire alla Faggioli «ricostruire», e non «costruire». Vedete, intende dire Berlusconi, come si fa in fretta a ribaltare il senso di una frase? L’offensiva del premier contro la «primavera dei processi» ha avuto questa mattina solo il suo capitolo iniziale. Oggi pomeriggio in aula resteranno a battagliare solo i suoi legali, impegnati in un braccio di ferro con la corte e con la Procura che vorrebbero scorciare la lista dei testimoni a difesa. Berlusconi (che già stamattina ha dato a chi gli stava vicino la sensazione di annoiarsi profondamente di fronte alla prolissità del rito) non ci sarà, perché le technicalities le lascia allo staff difensivo. Ma quando ci sarà da affrontare i passaggi cruciali, c’è da scommettere che tornerà a materializzarsi in aula. La strada la sa.