Cresce, cresce, cresce ancora. Il prezzo di benzina e gasolio, spinto non conosce pause. La crisi libica, le tensioni generalizzate in Medioriente e le rivolte che stanno sconvolgendo il mondo arabo spingono verso l’alto i costi del greggio. La verde sfiora 1,6 euro, il diesel supera l’1,5, con un piccolo contributo dovuto anche alle accise introdotte per garantire l’aumento del Fus (fondo unico per lo spettacolo), ma senza dimenticare che i “dazi” che ancora si pagano al distributore sono relativi alla guerra d’Abissinia (1935), ai terremoti di Irpinia, Belice e Friuli, più la tragedia del Vajont e altre, varie ed eventuali. E gli esperti, come sicuramente si può classificare Christophe de Margerie, (direttore generale e presidente della francese Total), avvertono: “I 2 euro al litro sono inevitabili. Ma se sarà troppo presto è inevitabile ripiombare nella crisi”.

Nuovi aumenti Ancora rialzi per i carburanti, che raggiungono nuovi record. La benzina ha toccato quota 1,590 euro per due diverse compagnie mentre il diesel supera per la Q8 la soglia di 1,5 euro, attestandosi a 1,501 euro il litro con un rialzo di 8 millesimi in un solo giorno. Tutte le compagnie petrolifere hanno ritoccato al rialzo i propri prezzi. L’ultimo rincaro dell’Eni ha fatto da traino a una raffica di incrementi dei prezzi raccomandati dei carburanti anche per tutte le altre compagnie. Con effetti che, sui prezzi praticati, hanno portato a superare lo stesso market leader. Il tutto in uno scenario delle quotazioni internazionali che non sembra mostrare flessioni. I prezzi praticati proseguono di conseguenza la salita mentre le no logo restano abbastanza stabili.

Verso quota 2 euro La benzina a 2 euro al litro “è inevitabile. La vera questione è quando? Bisogna sperare che non arrivi troppo presto altrimenti le conseguenze saranno drammatiche”. Così il presidente e direttore generale di Total, Christophe de Margerie, in un’intervista a Le Parisien, il giorno dopo l’annuncio del governo francese di una tassa per le compagnie petrolifere in Francia. “Che cosa può far impazzire ancora di più i prezzi del barile di petrolio? una rivolta generalizzata nei principali paesi produttori. Oggi – sottolinea de Margerie – l’attenzione è rivolta giustamente alla Libia, allo Yemen o alla Siria. Ricordiamoci che un solo paese com l’Arabia Saudita produce 9 milioni di barili al giorno. Se venisse a mancare sul mercato, i prezzi diventerebbero incontrollabili. È uno scenario certo poco probabile, ma che sottolinea la fragilità della situazione. Senza parlare poi della parità euro-dollaro che svolge un ruolo molto importante”. Per il patron di Total “meno male che l’euro è risalito altrimenti la fattura sarebbe stata ancora più dolorosa”.