Nonostante Fukushima, continuo ad essere favorevole all’energia nucleare. La mia posizione è pragmatica: considerati i limiti produttivi delle energie rinnovabili, il progressivo esaurimento del petrolio, gli elevati standard di sicurezza delle nuove centrali e la necessità di sottrarsi o comunque di limitare la dipendenza dall’estero, ritengo che un Paese moderno debba coprire con l’energia nucleare una parte del proprio fabbisogno.

Per sempre? No, fino a quando non verranno sviluppati metodi alternativi che consentano di produrre grandi quantità di energia con minori inquinamenti e rischi rispetto al nucleare e a petrolio-gas. Qualche tempo fa ad esempio ho visto un filmato sull’energia marina che mi ha affascinato per le sue straordinarie potenzialità. E’ credibile? Realizzabile? Non sono un esperto e dunque non so valutarne l’attendibilità, però varebbe la pena di considerarle attentamente. nel frattempo, però, il nucleare resta – a mio giudizio – una variabile obbligata.

Per questo non approvo la decisione del governo italiano di rinunciare alle nuove centrali; non la approvo ma non mi meraviglia. E’ appena uscito un sondaggio dal quale risulta che oggi gli italiani temono il nucleare più … dei giapponesi vittima di Fukushima. Secondo un sondaggio Win-Gallup-Doxa in Italia i contrari sono il 74% della popolazione, in Giappone il 47%. Nel mondo in media il numero dei contrari al nucleare è passato dal 32% nella situazione pre-catastrofe all’attuale 43%, con un incremento quindi del +11% rispetto al periodo precedente alla tragedia di Fukushima.

Più contrari dell’Italia sono l’Austria (90%), la Grecia (89%), mentre in Germania i contrari sono saliti al 72%.

E questi dati spiegano più di qualunque analisi le ragioni dello spettacolare dietro front della Markel e di Berlusconi: non possono andare contro opinioni così radicate, perlomeno non in prossimità di elezioni. La Merkel, infatti, ha svoltato prima delle elezioni del Baden Wuerttemberg, anche se la giravolta non è servita a evitare una sconfitta annunciata. Berlusconi non teme la sconfitta nel feudo di Milano (dove è improbabile che Pisapia riesca a battere la Moratti), ma vuole evitare il ballottaggio e deve evitare il referendum di giugno, proprio sul nucleare.

Morale: le decisioni sono state prese in fetta, dettate prevalentemente da motivi contingenti. E’ possibile che Berlusconi, scampato il rischio referendum ci riprovi, ma non ne sono certo, perchè l’onda emotiva di Fukushima si farà sentire a lungo, come accadde per Chernobyl. E come allora rischiano di essere sacrificati gli interessi strategici di lungo periodo dell’Italia. Che infatti soffrirà pagherà bollette sempre più salate e sarà sempre più ricattabile.

Ne valeva davvero la pena? Marcello Foa, giornalista, dal suo blog

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