Non cercate lontano la prova della santi­tà di Giovanni Paolo II. Non cercatela solo nei miracoli e nelle testimonianze di singoli. La prova immediata e vistosa del­la santità di Giovanni Paolo II fu davanti a un miliardo di persone. Fu un’immagine sacra e leggera, infinitamente ripetuta in tv. L’invisibile dette spettacolo di sé, in mondovisione. Ricordate? Milioni di per­sone in piazza e in video, più i prelati e i potenti della terra. E al centro del colonna­to la nuda solitudine di una bara di cipres­so e un libro che volteggia sulla nuda cas­sa, spiega le ali del Vangelo animate dal vento.

Come un gabbiano. Il vento lo por­tò via con sé. Resterà quell’immagine di vita e di morte a riassumere la cerimonia d’addio del Pontefice. Riaffiorerà oggi che Roma è invasa da tre popoli, pellegrini, fe­stanti e manifestanti, devoti al Papa, al Concerto e al Sindacato. Giovanni Paolo II rese vivo il Vangelo durante il suo apo­stolato; vivo come quel libro che si apriva e si sfogliava su quella cassa di legno sguar­nito, la papa-immobile, per il suo ultimo viaggio.

A vedere quel battito incessante di pagine, pensavi a chi le stava sfoglian­do, quasi a voler dare un ultimo sguardo riassuntivo prima di affrontare l’esame ce­leste. Un’anima sfogliava il Vangelo, si pre­parava per la Casa del Padre. Noi, i viventi, immobili davanti alle sue spoglie; lui, il morto, che animava le pagi­ne in un acconto di resurrezione. Anche da morto il papa- con l’aiuto di un evange­lico vento – fu comunicatore, occupò la scena da protagonista benché assente, la­sciando in ombra il coro dei potenti attor­no al suo feretro e le cerimonie liturgiche solenni.

Carisma e teatro convolarono in­sieme. Sembrava davvero l’anima di un Grande nell’atto finale di spiegare le ali e di salutare la terra. L’anima decollava, sa­lutando i presenti. Poi la voce di Ratzinger cardinale, che ricordò a molti la voce di Karol Wojtyla; è ancora lui che parla trami­te il suo prefetto, pensò la gente. Così fu, in fondo. Lo stesso ritmo e suono, quell’ita­liano e latino con inflessione nordeuro­pea, quell’elegante continuità di parola. In principio fu il Verbo. Il vento gli fu testi­mone. Verbum volat.