Piazza San Pietro invasa dai fedeli

In una Roma straordinariamente inondata di sole, un milione e mezzo di fedeli,  giunti da ogni parte del mondo,  ha  salutato  l’annuncio di Papa Benedetto che iscriveva il nome di Giovanni Paolo II fra i Beati della Chiesa di Roma, con un grido alto e forte, sconvolgente e commovente: SANTO SUBITO, riportandoci tutti con la memoria a quella mattina di poco più di sei anni fa quando nella stessa moltitudine di fedeli che partecipavano alle esequie del Papa, si innalzò un grande striscione con la medesima scritta: SANTO SUBITO.

Una invocazione che ha trovato già una prima risposta,  con la beatificazione di Karol Wojtyla, il Papa venuto dall’Est, travolgendo le procedure lunghe e complesse cui da sempre si attiene la Chiesa  prima di procedere alla beatificazione, prima passo per giungere ad innalzare chiunque  agli onori degli Altari. Per Giovanni Paolo II  sembra che più che la Chiesa,  sia stata la moltitudine di fedeli che  abbia “imposto”  la propria volontà e ne abbia preteso la beatificazione al di là di ogni procedura e prassi.

Ed è giusto così. Papa Wojtyla non è stato solo un grande Papa, non è stato solo un grande innovatore e uno straordinario comunicatore, è stato ed ha significato la rinascita della Chiesa che ha riscoperto il gusto e la volontà di essere se stessa, di riscoprire la sua dedizione alla crociata per la salvezza degli uomini. Ogni momento, ogni atto, ogni azione di Giovanni Paolo II  sono stati dedicati alla lotta contro l’ateismo e il laicismo per riaffermare la grandezza del messaggio divino.  Ogni suo gesto, sopratutto quel suo incessante bisogno di raggiungere gli uomini e le donne del grande gregge di Dio in ogni luogo più remoto del mondo,  hanno rappresentato un grande esempio di umiltà e nello stesso tempo di grandezza morale di un Papa che più di chiunque altri aveva sperimentato su se  stesso il peso della schiavitù ideologica asservita agli interessi di parte.

Non a caso e non per caso,  la più grande battaglia di Wojtyla è stata quella combattuta contro il comunismo delle cui aberrazioni conosceva le conseguenze per averle  conosciute e sperimentate nella sua natia e tanto amata Polonia, la più cattolica delle nazioni dell’Est europeo sotto il giogo sovietico, la prima che ebbe il coraggio  di scontrarsi con il duro regime assolutistico che la governava: coraggio straordinario,  che ebbe in Solidarnosc lo strumento pratico, ma ebbe la sua forza morale e dirompente in Papa Giovanni Paolo II che ne sostenne da lontano ma pur spiritualmente vicino l’azione che doveva sfociare nella caduta,  prima del regime polacco e poi, man mano, nello sbriciolamento del gulag sovietico che imprigionava milioni e milioni di uomini. Anche per questo anche noi,  stamane,  eravamo spritualmente presenti, come tutti gli uomini liberi, nella piazza piena di sole che si ritrovava per celebrare la grandezza di un Papa indimenticabile. Che presto sarà Santo. g.