La sinistra? Prima la leggi e poi non la eleggi

Ma perché la sinistra in Italia non è in grado di costruire un’alternativa politica credibile, come dice autorevol­mente il presidente della Repubblica Na­politano? Perché non è un partito politi­co, ma un cenacolo di letterati, poeti, ro­manzieri. È impressionante la mole di romanzi, poesie, diari e saggi firmati dai leader di sinistra. Il poeta Nichi Vendola sforna geremiadi librarie con ritmo me­struale; Franceschini,scappato dall’ora­torio, scrive romanzi sulle prostitute; il romanziere e dissidente sovietico Vel­troni an­nuncia commosso un suo enne­simo polpettone sulla tragedia di Alfredi­no a Vermicino in cui dice di essersi iden­tificato nel bambino caduto nel pozzo; il truce Violante addirittura scrive tenere poesie con versi languidi e liriche ispira­te. MarcelloVeneziani

E Renzi e Cofferati, E.Letta e la Bindi, Bersani e Fassino, e D’Alema e Bertinot­ti, sono tutti talenti letterari prestati alla politica. E giù giù, sindaci, presidenti, sindacalisti. Non puntano più al gover­no, ma allo Strega… Fanno politica per ripiego, sono scrittori repressi e frustra­ti. Hanno frainteso il senso dell’egemo­n­ia culturale teorizzata da Gramsci e pra­ticata da Togliatti e si sono messi a pro­durre opere, e non attraverso l’Intellet­tuale Collettivo ma singolarmente, da ro­manzieri tristi, narratori morbosi, poeti crepuscolari, letterati scapigliati. L’uli­vo o la quercia, per loro, non è il simbolo del partito ma è l’albero a cui tendevi la pargoletta mano. Il Pd non va più giudi­cato come un partito ma come una cor­rente letteraria.

I loro modelli di riferi­mento non sono Kennedy e Berlinguer ma Balzac ed Hemingway. Se il popolo non li capisce è perché sono passati dal verismo all’ermetismo. Anche dalla parte opposta non sono pochi con la fregola del libro; e, nel mez­zo, Fini scrive all’anno più libri di quanti ne legga, perfino Bocchino racconta le sue memorie… Ma se altrove piovono li­bri, a sinistra è un’alluvione. Si è genera­t­a una forma inedita di clientelismo lette­rario col relativo voto di scambio: tu mi dai il voto, io ti do il libro, con dedica. Prima mi eleggi, poi mi leggi. Da qui la loro inadeguatezza a governare: Pascoli non può andare alle Finanze.