Il governo ha nove nuovi sottose­gretari. Ce n’era bisogno? Non lo so, ma sono certo che, dopo il tra­dimento di Fini e dei suoi, la mag­gioranza aveva la legittima necessità di rafforzarsi per andare avanti nella legislatura e mantenere il patto con gli elettori. I nove fanno parte dei Re­sponsabili, il neonato gruppo parla­mentare che ha sostituito di fatto i fuo­riusciti del Fli. Sono tutti transfughi da altri partiti dell’opposizione che so­no passati con la maggioranza.

Han­no la stessa dignità, diritti e pretese di qualsiasi altro parlamentare. Alcuni sono mossi da nobili intenti, altri da calcolo personale. Esattamente come il novantanove per cento di chi fa poli­tica. Quantomeno meriterebbero una medaglia, senza di loro oggi non avremmo da tempo questo governo e questa maggioranza. Non è poco. Se Fini è ridotto a uno straccio, se il suo golpe è fallito è perché il piano, condi­viso con Casini, Bersani e Di Pietro, non aveva messo in conto che uno Sci­lipoti qualsiasi potesse spuntare al­l’improvviso. Un errore di presunzione che i tradi­to­ri di Berlusconi hanno pagato caris­simo. Lunga vita dunque agli Scilipo­ti, che giustamente ora vanno ricom­pensati per aver impedito il ribaltone. Se Montanelli, pur di non fare vincere i comunisti, aveva invitato gli italiani a turarsi il naso e votare Dc, più mode­stamente e meno drammaticamente possiamo invitare quella parte del po­polo del Pdl perplessa per l’infornata a fare altrettanto.

Non abbiamo nep­pure bisogno di votare, ci ha pensato Silvio Berlusconi a firmare i decreti di nomina. Onorare un debito, essere ri­conoscenti, non è mai una vergogna, è un merito e soltanto gli stupidi e i disonesti non lo riconoscono. In quanto al numero dei sottosegre­­tari, la sinistra non faccia tanto la spi­ritosa. Per tenere insieme la sua ar­mata Brancaleone, Prodi battè il re­c­ord italiano che apparteneva ad An­dreotti e comprò tutti, ma proprio tut­ti: 102 persone (26 ministri e 76 sotto­segretari) e, beffa, neppure gli servì a stare in piedi. Capisco che essere fre­gati prima da un pugno di peones e poi dall’odiato Verdini (il coordinato­re del Pdl che ha orchestrato l’opera­zione allargamento) a Fini e a Di Pie­tro deve aver fatto girare i santissimi come non mai.

È un po’ come perde­re i mondiali di calcio a tempo scadu­to per un calcio di rigore. Sta di fatto che oggi ad alzare la coppa è il centro­destra e non loro. E se la necessità rea­le delle nomine è scarsa non mi scan­dalizzo: anche Fini fa il presidente della Camera senza motivo e utilità per nessuno. Alessandro Sallusti, Il Giornale, 6 maggio 2011

…….Basterebbe quest’ultima considerazione di Sallusti per dargli ragione. g.