DI MARIO SECHI

Quirinale Non ci voleva uno scienziato della politica per capire che l’orologio istituzionale sta spostando le sue lancette verso il Quirinale e la successione alla presidenza della Repubblica. La fine della legislatura si incrocia con la scadenza del settennato di Giorgio Napolitano e per forza i ragionamenti che si fanno sullo scenario politico (successione o no al Cav, candidati premier, alleanze) finiscono per investire anche il Colle e i suoi poteri. Ipotizzare una riforma che tocchi anche il Quirinale è da cortocircuito ora, ma Berlusconi fa Berlusconi, non si muove come un travet della politica. Lui spiazza e spazza. Corre e frena. Incendia e spegne. Dietro le quinte la corsa è già partita. In tanti sperano e gufano. Berlusconi non ha mai detto di puntarci e interpellato smentirà un secondo dopo. Così pure farà Gianfranco Fini e altrettanto Massimo D’Alema, Pier Ferdinando Casini o il professor Romano Prodi. Potremmo aggiungere anche altre figure e ricordare che spesso al Quirinale sale un outsider. In ogni caso, la Presidenza della Repubblica con il passare delle settimane sarà interessata da due fenomeni: 1. il crescente uso dell’esternazione e degli altri poteri del Capo dello Stato; 2. le manovre per costituire nel prossimo parlamento la maggioranza che serve per farsi eleggere al Quirinale. Berlusconi per riuscire nell’impresa dovrà vincere le elezioni, tessere nuove alleanze, conservare il «pacchetto di mischia» dei voti dei presidenti di Regione e trovare un’occasione di conciliazione sulla sua figura separando leadership e premiership. Non è candidato, ma Bersani ha già gli incubi. Diciamo la verità: se il Cav corre per il Colle, ci divertiamo da matti.  Mario Sechi, Il Tempo, 11 maggio 2011