Il Terzo Polo ha scelto di non scegliere. Ai ballottaggi di Milano e Napoli, questa la decisione del conclave che ha riunito Udc, Fli e Api, “non ci sarà nessun apparentamento”. La conferma è arrivata dai due candidati sindacto terzopolisti, Manferdi Palmeri per il capoluogo meneghino e Raimondo Pasquino per quello campano (dove pure De Magistris ha cercato di attrarre i voti ‘centristi’), nel corso di una conferenza stampa in cui era presente l’intero triumvirato (Pier Ferdinando Casini, Gianfranco Fini e Francesco Rutelli).

“Siamo determinanti al secondo turno – ha dichiarato Pasquino – ma non siamo disposti ad alcun apparentamento, nè siamo disposti a una situazione di sottogoverno. Il nostro programma sarà la stella polare e vogliamo che i candidati esprimano la loro condivisione”. Palmeri, da par suo, ha spiegato: “Noi non facciamo l’apparenatamento né con Pisapia né con la Moratti, noi facciamo l’apparentamento con la città“. Un commento sulla situazione milanese è arrivato anche da Rocco Buttiglione: “Giuliano Pisapia non è una risposta alla crisi della politica che viviamo, né lo è Letizia Moratti. Noi siamo per un’altra politica, con quella politica noi non c’entriamo”.
Gianfranco Fini, rimasto con un pugno di mosche dopo le amministrative, cerca di inviare un messaggio agli avversari politici: “Chi pensa di dividere il Terzo Polo si prepari a cambiare i suoi piani. Il Terzo Polo – ha proseguito il presidente della Camera – ha mosso i suoi primi passi nelle amministrative”. Poi Gianfranco ammonisce: “Chiunque pensi di creare divisioni nel Terzo Polo in vista dei ballottaggi e poi della prossima attività politico-parlamentare dei mesi che ci attendono, è meglio che cambi i suoi piani”. Insomma, Fini ne è convinto, “il Terzo Polo resterà unito, sia nei ballottaggi che nell’attività politica e parlamentare, così come è stato finora”.
Il leader dell’Udc, Casini, ha provato ad esaltare i risultati raccolti da Palmeri e Pasquino rispettivamente a Milano e Napoli, sottolineando che il secondo ha preso quasi il 12% e il primo circa il 6 per cento. Per Casini questo significa che “il Terzo Polo è fuori da ogni rischio” per quel che riguarda il quorum di Camera e Senato, e che “sarò una forza determinate in Parlamento”. Sul fronte della contesa amministrativa in senso stretto, Casini ha detto, riferendosi a Fini e Rutelli che stavano accanto a lui nel centro congressi Nazionale, che “non siamo noi legittimati a dire cosa fare agli elettori. C’è gente che ci ha messo la faccia – il riferimento è ai due candidati sindaci – e sono loro gli interpreti titolati a dire”, ovvero a dire quale debba essere l’orientamento dei loro concittadini in vista del ballottaggio.
Non poteva poi mancare un commento di Italo Bocchino: “Di fronte a due coalizioni che sono estremiste noi abbiamo scelto non per la libertà di voto, ma di non sostenere nessuno dei due candidati, che è cosa diversa”. Con queste parole Italo ha spiegato le motivazioni che hanno portato il Terzo Polo, in stile vecchia Democrazia Cristiana, a non scegliere, senza apparentarsi a nessuno dei candidati in lista per i ballottaggi.