SE ADESSO TREMONTI VA ALL’ATTACCO DI TREMONTI, di Nicola Porro
Pubblicato il 20 maggio, 2011 in Economia | Nessun commento »
Ieri il ministro dell’Economia, che è anche ministro delle Finanze, Giulio Tremonti ha chiesto un alleggerimento degli eccessi fiscali. Bene,benissimo.Il direttore dell’Agenzia delle entrate, Attilio Befera, braccio armato degli esattori di casa nostra, solo una settimana fa aveva scritto ai propri dipendenti di non andarci giù troppo duri nella riscossione delle presunte tasse non pagate.
Bene, benissimo. Però cerchiamo di non prenderci per i fondelli. Nel 2010 lo Stato ha incassato il 15 per cento in più rispetto all’anno precedente, proprio grazie alle nuove misure antievasione. Si parla di quasi 9 miliardi di euro piovuti nel bilancio dello Stato. Cosa sta succedendo dunque? Una cosa molto semplice. Fino a qualche anno fa, anche se è poco elegante dirlo, alcuni italiani si aggiustavano il carico fiscale con qualche sotterfugio. Le aliquote sul reddito e quelle sull’impresa sono proibitive. Si immagini che in Italia esiste un’imposta sulle imprese che si paga anche se si perdono quattrini e cresce con il crescere del numero dei propri dipendenti e degli interessi passivi che si pagano in banca. Un cocktail micidiale soprattutto in momenti di crisi, in cui le imprese provano a non licenziare, ma hanno conti in banca sempre più in rosso. Ebbene l’amministrazione finanziaria non ha concesso più sconti.
Ha individuato degli strumenti estremamente efficaci per incassare il maltolto. Ha infatti preso di mira i due oggetti fisici che più stanno a cuore agli italiani: casa e auto. Se non paghi ti confisco l’una e l’altro. L’uovo di Colombo. A ciò si aggiunga il meccanismo perverso dell’accertamento.Come dice bene il senatore-Compagna in un disegno di legge appena presentato: si chiama accertamento, ma in realtà è un atto impositivo. Decine di lettori ci hanno spiegato la pratica. Il funzionario pubblico viene in azienda e ti contesta X di imposte evase. Sarà tuo onere dimostrare che ciò è totalmente falso. E spesso e volentieri conviene chiudere la pratica là, per non finire in Commissione e pagare parcelle. Il rapporto annuale della Guardia di finanza ha certificato che il 50 per cento degli accertamenti viene annullato dalla giustizia tributaria.
Ma non tutti hanno la voglia, la forza, e la cultura per opporsi. Per farla breve il ministro Tremonti ci ha salvato dalla sindrome greca, ma non dall’oppressione fiscale. Che pure è sempre stato un suo cavallo di battaglia. Oggi chiede ciò che ci avrebbe dovuto già dare. Ma soprattutto occorre risolvere un equivoco. A parte la patologia del sistema (il funzionario che ci prova, come abbiamo illustrato) le cartelle, e i ruoli esattoriali, insomma i 9 miliardi di euro riscossi nel 2010, non sono mica figli dell’abuso. Sono il risultato di un sistema fiscale onerosissimo. Il ministro delle Finanze chiede giustamente maggiore rispetto per i contribuenti, ma si dimentica che il rispetto maggiore lo si dà riducendo un carico insopportabile.
……….Speriamo che Temonti, e non solo lui, legga questo editoriale di Nicola Porro, vice direttore de Il Giornale, che condividiamo dal primo all’ultimo rigo, dalla prima all’ultima parola. Ma non basta. Gli italiani sono oppressi oltre che da un carico fiscale insopportabile, da altri balzelli che rasentano il sistematico ricatto a loro danno. Prendi il sistema assicurativo. Da qualche tempo, tutte le compagnie assicuratrici nel settore automobilistico, allorchè a un assicurato capita un incidente automobilistico del quale sia ritenuto responsabile o corresponsabile, alla scadenza dell’anno contrattuale riceve la comunicazione di disdetta unilaterale da parte dell’assicurazione. Cioè, le assicurazioni vogliono solo clienti che paghino e che non arrechino alcun “fastidio”, altrimenti lo mandano via. La conseguenza è che il malcapitato è costretto a cambiare assiocurazione e la nuova gli propone (impone!) contratti che vedono moltiplicato per 5, 6, anche 10 volte, il precedente premio. Insopportabile. Dicono le assicurazioni che a tanto sono costrette per via dei tanti falsi incidenti che ci sono in giro, un giro di truffa che le danneggia. E sia. Ma questo non può essere imputabile al cittadino onesto, cioè alla stragrande maggioranza degli automobilisti i quali pagano l’assicurazione obbigatoria per ricevere in cambio, quando ve ne sia bisogno, assistenza e supporto. Non può essere che le assicurazioni debbano incassare il premio senza fornire servizi. Non sappiamo come si chiami ciò ma di certo non ha a che vedere con qualcosa di corretto. Ecco, anche in questo Tremonti e il governo hanno il dovere di intervenire. Pena la più ovvia delle conseguenze: la scelta degli automobilisti di evadere l’obbligo assicurativo e affidarsi alla fortuna. E se la fortuna non li assiste, in caso di incidenti, i costi saranno a carico dell’erario pubblico. g.