Il voto per le regionali e le amministrative in Spagna assegna una dura sconfitta al Partito socialista (Psoe) del premier José Luis Zapatero (che ha annunciato che non si ripresenterà alle politiche del 2012). Con il 53% dei seggi scrutinati a livello nazionale, il ministero dell’Interno conferma che i socialisti sono scesi al 28,22%, mentre il Partido Popular (Pp) di Mariano Rajoy è al 36,25%. I socialisti hanno perso inoltre il Comune di Barcellona, che controllavano dal 1979, nei confronti dei catalani di Convergencia i Unio che aumentano di 14-16 seggi i 41 che avevano, e quello di Siviglia dove vince il Pp. I sondaggi infatti davano il Psoe vicino al tracollo con la perdita di grandi feudi tradizionali, come le regioni di Castiglia-La Mancia ed Estremadura, e i Comuni di Barcellona e Siviglia. Sempre secondo i sondaggi si prevede lo tsunami azzurro del Pp e un’avanzata delle formazioni regionali. In Spagna si votava per le regionali in tredici regioni, con l’esclusione di Catalogna, Paesi Baschi, Galizia e Andalusia.

Quasi 35 milioni di elettori sono chiamati al voto per il rinnovo di oltre 8 mila sindaci, 68.400 consiglieri municipali e 824 deputati regionali. Una consultazione locale stritolata fra crisi economica, disoccupazione e protesta degli «indignados», i giovani accampati a Puerta del Sol a Madrid e in altre piazze del Paese che denunciano il sistema politico dominato dai grandi partiti e reclamano una maggiore giustizia sociale. Decine di migliaia di manifestanti hanno nuovamente invaso sabato sera e nella notte le vie e le piazze della Spagna. A Madrid, una folla immensa si è radunata sulla Puerta del Sol, dove l’accampamento di tende dei giovani indignados è di fatto diventato il cuore della contestazione.