DOPO I DISASTROSI RISULTATI DEL BALLOTTAGGIO, BERLUSCONI DEVE CAMBIARE TUTTO NEL PDL. ALTRIMENTI E’ L’INIZIO DELLA FINE.

Silvio Berlusconi in visita di Stato a Bucarest Il centrodestra ha fatto tutto il possibile per perdere i ballottaggi e ci è riuscito. Alla grande. La dimensione della sconfitta è enorme e da oggi comincia un’altra storia per il Pdl e Silvio Berlusconi. Da mesi e mesi Il Tempo sostiene che non è questa la via maestra per far valere le buone ragioni dei moderati, che non è questa l’agenda per cui gli italiani hanno mandato il Cavaliere a Palazzo Chigi, che non è questo il modo di condurre un partito e il governo. Una politica del non-sense, urlata, senza esprit de finesse, ha sostituito la narrazione berlusconiana che era fatta di ben altre cose. Una campagna plumbea voluta dai teorici dello scontro totale ha avviluppato ogni ragionamento e buona proposta, mentre un’oligarchia senza voti, visione e spirito di servizio chiudeva il partito a doppia mandata e il governo si rassegnava a gestire le emergenze. Non bastano il martello della magistratura e il sabotaggio dell’establishment per giustificare il crac. Berlusconi aveva il controllo del principale partito italiano e la leva del governo per reagire. La verità è che intorno al premier è cresciuto un manipolo di sagome votate alla distruzione che lo ha guidato nella corsa contro un muro di titanio. Solo Sandro Bondi ha avuto la dignità di dimettersi dal coordinamento del partito. Per il resto, silenzio o demenziali bla bla bla. Invece gli elettori si attendono lo stesso gesto da parte di Ignazio La Russa e Denis Verdini. È il minimo sindacale. Poi, se si vuol salvare la storia politica del centrodestra, si va avanti cambiando tutto. Subito. C’è una sola via: le elezioni primarie. Si riparte dal sogno del partito americano. Altrimenti si sprofonda in un incubo italiano. Mario Sechi, Il Tempo, 31/05/2011