Il ministro della Giustizia, Angelino Alfano, all'arrivo a Palazzo Grazioli per l'ufficio di presidenza presieduto dal premier SilvioBerlusconi, questo pomeriggio 01 giugno 2011 a Roma Alfano sale. Nessuno scende. Il Pdl ha trovato un compromesso per rispondere subito al crac del voto. È ovviamente solo un primo passo, ma l’ascesa del ministro della Giustizia al ruolo di segretario politico ha il pregio di essere netta e unanime. Vedremo presto se la soluzione è quella giusta e se alle aspettative corrisponderanno i fatti. Io penso che Alfano abbia tempra e capacità di relazione, qualità preziose in un partito che aveva smarrito la visione politica sostituendola con l’idea dello scontro totale. La sconfitta bruciante di Milano e Napoli può essere l’occasione per riprendere il discorso interrotto con gli elettori moderati che si sono allontanati dal Pdl. Alfano però deve trovare una legittimazione più ampia, un’investitura che superi gli organigrammi. Ha bisogno di forza per affermare la linea. Se non viene sostenuto, rischia di essere un liquidatore involontario. Per questo nel partito va fatto un lavoro profondo. Va riaperto alla partecipazione e devono funzionare meccanismi sanzionatori per chi sbaglia. Per questo subito dopo il voto avevo chiesto la sostituzione del triumvirato dei coordinatori. Bondi, Verdini e La Russa restano al vertice con deleghe differenti. È una soluzione transitoria che – come spesso accade al provvisorio in Italia – mi auguro non diventi permanente. Mario Sechi, Il Tempo, 2 giugno 2011