Giuliano Ferrara è un vulcano mai spen­to. Il direttore del F­o­glio ha convocato in un teatro di Roma gli stati ge­nerali dei servi di Berlusco­ni, una sorta di rivolta di pre­sunti schiavi contro il padre padrone al quale, oltre a dir­gliene un paio, andrebbero inoltrati a fine giornata an­che dei consigli non richiesti e possibilmente intelligenti. Impresa ardua, anche se ol­tre a Ferrara, mercoledì sa­ranno a Roma direttori di giornali di centrodestra, opi­nionisti, intellettuali e fan­cazzisti, forse anche nani e ballerine perché l’ironia e il gioco sono armi spesso più efficaci dello spadone.

Lo sa­peva bene Indro Montanelli che con due battute e un con­t­rocorrente sapeva distrug­gere avversari politici e dare una mano ad amici in diffi­coltà partendo proprio dalla loro dissacrazione. Non mi permetto di com­­petere, ma in effetti il prende­r­e tutto e tutti sul serio produ­ce più danni che altro. Ieri, ultimo esempio, il presiden­te Napolit­ano si è indispetti­to perché Berlusconi si è per­messo, alla sfilata del 2 giu­gno, di toccare re Juan Car­los, cosa proibita dal proto­collo. Si può prendere sul se­rio una simile polemica? Vo­gliamo aprire un dibattito sul perché il presidente di una repubblica nata su un re­gicidio (politico), che per cinquant’anni ha vietato agli eredi reali l’ingresso nel Paese, senta il bisogno di di­fendere ridicoli privilegi dei reali di Spagna? Ma per favore. Dobbiamo prendere sul serio Nichi Ven­dola, quello che vuole conse­gnare Milano ai fratelli rom? Oppure credere alle favole di De Magistris, il pm che ha dovuto lasciare la magistra­tura il giorno prima di essere cacciato dai suoi colleghi?

Basta prendere sul serio Santoro, che ancora ieri sera si è preso sul serio da solo al limite del ridicolo. E cosa vo­gliamo dire di Adriano Ce­lentano, grande cantante ma soprattutto grandissimo paraculo sulla nostra pelle grazie appunto al fatto che lo prendiamo sul serio. Ieri sera ad Annozero , Celenta­no ha avuto microfono aper­to senza condizioni (cosa vietata al presidente del Con­siglio che per tre interviste è finito indagato). L’antinucle­arista, ambientalista mania­co Celen­tano ci ha fatto l’en­nesima predica sul progres­so cattivo. Celentano appar­ti­ene a quella casta di privile­giati che può permettersi di predicare bene e razzolare male senza che nessuno glie­lo contesti. Perché non par­liamo di quanto inquina­mento ha prodotto il fabbri­care i milioni di dischi, nastri magnetici e cd che hanno re­so miliardario il molleggiato nazionale? Perché Santoro non manda un inviato a rac­contare la reggia di cemento e acciaio che Celentano ha costruito in un bosco della verde Brianza?

Che vetture, che tecnologia usa Celenta­no per spostarsi, soddisfare capricci e necessità? Lui vuo­le vivere nel 2011 con tutte le comodità del tempo e ri­mandare noi nella via Gluck tutta prati e cascine. Il progresso ha prodotto disastri come Chernobyl, ma anche scoperte che han­no salvato la vita a milioni di persone. Parlare dei primi e tacere sulle seconde è scor­retto e da mascalzoni. In­somma, siamo circondati da gente che manipola la ve­rità e ci prende in giro. Noi dovremmo prenderli sul se­rio. Che il centrodestra ritro­vi velocemente la capacità di fare, ma anche quella di ri­der­e su accuse tarocche e de­ridere falsi santoni. Alessandro Sallusti, Il Giornale, 3 giugno 2011