Ieri Ernesto Galli del­la Loggia, autorevo­le intellettuale, ha scritto l’articolo di fondo del Corriere della Sera sostenendo la tesi che il Pdl è un partito fat­to da servi di Berlusconi. Salvo Tremonti e Gianni Letta, tutti gli altri sareb­bero, secondo Galli del­la Loggia, un branco di pecoroni che hanno mandato il cervello al­l’ammasso. Il professo­re quantomeno non bril­la di originalità. Si alli­nea, con qualche anno di ritardo, alla tesi di San­toro e di Travaglio, che pure non hanno mai avu­to cattedre universita­rie. Del resto si tratta di una tesi banale e vec­chia come il mondo: il re, la corte, i cortigiani. Anche chi non ha spre­muto il cervello tanto quanto Della Loggia, ma si è limitato a leggere un paio di libri di storia, sa che le cose funzionano così sotto ogni cielo e ad ogni latitudine.

Non voglio fare l’avvo­cato non richiesto dei politici Pdl, ma cono­scendo un po’ l’ambien­te posso testimoniare che il tasso di mediocri­tà e/o servilismo tra i ber­lusconiani non è diver­so da quello che si trova in altri partiti o ambiti professionali, per esem­pio tra i docenti universi­tari. Lo spartiacque del giudizio non è l’obbe­dienza. Obbedire al ca­po non è da servi stupi­di. Le organizzazioni, gli eserciti si basano sul­l’obbedienza. I nostri soldati in giro per il mon­do sono morti obbeden­do ad ordini e per que­sto li celebriamo come eroi, non li bolliamo co­me servi di generali stol­ti.

Certo che non ubbidi­re è anche un lusso. Per esempio un docente uni­v­ersitario può disubbidi­re al rettore o al ministro quando e quanto vuole perché il suo posto è ga­rantito a vita e a prescin­dere dai comportamen­ti. Non è neppure detto che ribellarsi al capo sia di per sé eroico. Scilipoti si è ribellato a Di Pietro, ma lo hanno fatto passa­re per un venduto. In re­altà il mondo è pieno di contestatori che non avevano capito nulla e che hanno fatto più dan­ni del nucleare. Così co­me il mondo è pieno di intellettuali alla Galli della Loggia che scopro­no di avere le palle solo quando hanno l’impres­sione che il potente da mettere sotto tiro sia or­mai alla fine. È la cosid­detta categoria dei volta­gabbana, non meno insi­diosa e pericolosa di quella dei servi. Sono gli intellettuali che sono stati ferocemente craxia­ni fino all’arrivo di Di Pietro, dipietristi fino al­l’arrivo di Berlusconi, berlusconiani di ferro fi­no a pochi giorni fa, ora simpatizzanti di Pisa­pia, che domani non si sa mai. Comunque della Log­gia ha ragione sul fatto che esistono i servi. Il giornale che ha ospitato il suo articolo, il Corriere della Sera , è stato servo e servitore per oltre vent’anni del suo edito­re Gianni Agnelli, che guarda caso era anche il padrone di fatto del Pae­se. E non mi sembra che i giornalisti del suddetto quotidiano affrontino a schiena diritta i padroni delle banche, i finanzie­ri e gli industriali oggi azionisti del quotidiano di via Solferino. Ma so­no sicuro che Galli della Loggia non appartiene a questa schiera di ram­molliti e che, in qualità di intellettuale che ha a cuore le sorti del Paese, nei prossimi giorni scri­verà un secondo artico­lo senza censure o giri di parole sui servi del pote­re finanziario, giornali­sti, intellettuali o politi­ci che siano. Perché quando uno non è servo e ha le palle, nulla lo può fermare, neppure il ri­schio di perdere un ric­co contratto di collabo­razione. Alessandro Sallusti, Il Giornale, 4 giugno 2011