Il governo ieri è andato sotto un pa­io di volte al Senato. Votazioni non decisive per le sorti del Paese e del­la maggioranza, ma la cosa non do­vrebbe succedere, non ora, non in que­sto clima di fragilità psicologica del do­po elezioni. Lo scivolone, dovuto ai so­liti assenteisti, stride con i grandi lavo­ri in corso al vertice della coalizione e del governo per trovare la strada del rilancio. Una via che si è fatta stretta ma che è ancora percorribile. Anche perché sia da Milano sia da Napoli arri­vano segnali incoraggianti rispetto al­l’ipotesi che per l’opposizione si sia trattato di due vittorie di Pirro. A Napo­li, il nuovo che avanza si chiama Procu­ra della Repubblica. Della giunta del­l’ex pm De Magistris farà parte l’attua­le pm Giuseppe Narducci, quello che ha indagato per concorso esterno in as­sociazione mafiosa il coordinatore campano del Pdl Nicola Cosentino. Non so se è chiaro a sufficienza: un ma­gistrato indaga e sputtana il leader del centrodestra e poi, guarda la coinci­denza, diventa assessore dello schiera­mento opposto.

Questa è la prova evidente che Berlu­sconi non è matto né maniaco quando denuncia il complotto dei giudici. Ov­viamente da Csm e Associazione magi­strati non è arrivato un commento. Co­sì come a Milano tace il popolo arancio­ne che ha spinto alla vittoria Pisapia. Il quale, invece che chiamare a sé i ro­mantici sognatori che ha abbindolato in campagna elettorale, sta componen­do una squadra di governo fatta con i più feroci squali del potere finanziario e immobiliare milanese.

Insomma, non dovrà passare molto tempo prima che gli elettori di sinistra, smaltita la sbornia, prendano atto di essere stati fregati ancora una volta. E soprattutto sarà presto chiaro che quel­lo che è successo nelle urne di Napoli e Milano non ha alcuna possibilità di es­sere replicato a livello nazionale. An­che per questo gli uomini del centrode­stra devono velocemente uscire dalla sindrome depressiva nella quale sono caduti all’indomani del voto e tornare al lavoro. Con diversi distinguo questa è stata anche la ricetta uscita ieri dagli stati generali dei giornalisti pro Silvio convocati a Roma da Giuliano Ferrara. A Berlusconi saranno anche fischiate le orecchie, ma tutto sommato può sta­re tranquillo. Non c’è aria di fronda, nessuno ha intenzione di scendere dal­la nave in difficoltà. A patto che lui tor­ni a fare il Berlusconi a tempo pieno, con i suoi uomini e con gli elettori. La missione non è ancora compiuta e al­l’orizzonte non si vede nessun altro in grado di subentrare. Serve una mossa, subito e azzeccata. Poi la strada torne­rà in discesa. Il Giornale 9 giugno 2011