L’Economist , ex autorevole setti­manale economico inglese og­gi in balia delle lobby della sini­stra europea, getta ancora un po’ di fan­go sull’Italia e su Berlusconi. Un mix di articoli già letti su Repubblica e su il Fat­to, una foto, un titolo ad affetto quanto volgare (L’uomo che ha fottuto un inte­ro Paese), e la copertina è fatta. Pur ri­spettabile, rimane l’opinione di un si­gnore amico dei nemici del premier. È come se oggi noi titolassimo: Econo­mist, giornale di m… E chi può smenti­re? Oppure: la Regina Elisabetta ha rot­to i cogl… Certo, noi passeremmo per beceri e volgari infangatori al soldo del potente, quei rimbambiti dell’ Econo­mist invece oggi saranno dipinti come uomini liberi e raffinati analisti.

Ma tra un insulto e una balla qualche cosa si muove. Ieri Berlusconi ha an­nunciato che entro l’estate sarà varata la tanto attesa riforma fiscale. La do­manda che circola in queste ore è: sarà fatta con Tremonti o senza Tremonti? Quella che fino a ieri era una certezza (decide Tremonti), oggi non lo è più. Non è cosa da poco, vista la bravura del ministro a tenere i conti in ordine e il suo credito internazionale. Berlusconi smentisce tensioni con Tremonti, altri giurano il contrario e parlano di dimis­sioni imminenti. Ma non è questo il problema. La novità è che si sta tornan­do a un governo a guida Berlusconi, che fino a prova contraria è il premier eletto e quindi legittimato a decidere. Ora, non è che Berlusconi è pazzo e vuole mandarci in rovina allentando la morsa fiscale mentre Tremonti è il sag­gio che ha a cuore i nostri portafogli. La differenza è che il primo deve governa­re un Paese, il secondo la cassa. Le due cose spesso vanno in conflitto, che se diventa cronico può causare danni enormi.

Il premier è ottimista, pensa che sia arrivata l’oradi fare qualche concessio­ne sul fronte delle tasse sicuro che gli italiani sapranno compensare riducen­do in cambio evasione ed elusione. Il ministro delle Finanze invece non si fi­da, chiede tempo in attesa di un mira­colo che a bocce ferme non ci sarà. Ma il tempo è scaduto, i miracoli hanno bi­sogno anche di un aiutino. Né il gover­no né i nostri imprenditori possono più permettersi di essere cotti a fuoco lento sulla brace del superministro. Questa volta credo non ci saranno ri­pensamenti. Chi ci sta bene, chi non ci sta pazienza. Il Giornale, 10 giugno 2011