RIECCO IL VERO BERLUSCONI: OTTIMISMO E TASSE GIU’. NONOSTANTE L’ECONOMIST
Pubblicato il 10 giugno, 2011 in Politica | Nessun commento »
L’Economist , ex autorevole settimanale economico inglese oggi in balia delle lobby della sinistra europea, getta ancora un po’ di fango sull’Italia e su Berlusconi. Un mix di articoli già letti su Repubblica e su il Fatto, una foto, un titolo ad affetto quanto volgare (L’uomo che ha fottuto un intero Paese), e la copertina è fatta. Pur rispettabile, rimane l’opinione di un signore amico dei nemici del premier. È come se oggi noi titolassimo: Economist, giornale di m… E chi può smentire? Oppure: la Regina Elisabetta ha rotto i cogl… Certo, noi passeremmo per beceri e volgari infangatori al soldo del potente, quei rimbambiti dell’ Economist invece oggi saranno dipinti come uomini liberi e raffinati analisti.
Ma tra un insulto e una balla qualche cosa si muove. Ieri Berlusconi ha annunciato che entro l’estate sarà varata la tanto attesa riforma fiscale. La domanda che circola in queste ore è: sarà fatta con Tremonti o senza Tremonti? Quella che fino a ieri era una certezza (decide Tremonti), oggi non lo è più. Non è cosa da poco, vista la bravura del ministro a tenere i conti in ordine e il suo credito internazionale. Berlusconi smentisce tensioni con Tremonti, altri giurano il contrario e parlano di dimissioni imminenti. Ma non è questo il problema. La novità è che si sta tornando a un governo a guida Berlusconi, che fino a prova contraria è il premier eletto e quindi legittimato a decidere. Ora, non è che Berlusconi è pazzo e vuole mandarci in rovina allentando la morsa fiscale mentre Tremonti è il saggio che ha a cuore i nostri portafogli. La differenza è che il primo deve governare un Paese, il secondo la cassa. Le due cose spesso vanno in conflitto, che se diventa cronico può causare danni enormi.
Il premier è ottimista, pensa che sia arrivata l’oradi fare qualche concessione sul fronte delle tasse sicuro che gli italiani sapranno compensare riducendo in cambio evasione ed elusione. Il ministro delle Finanze invece non si fida, chiede tempo in attesa di un miracolo che a bocce ferme non ci sarà. Ma il tempo è scaduto, i miracoli hanno bisogno anche di un aiutino. Né il governo né i nostri imprenditori possono più permettersi di essere cotti a fuoco lento sulla brace del superministro. Questa volta credo non ci saranno ripensamenti. Chi ci sta bene, chi non ci sta pazienza. Il Giornale, 10 giugno 2011