LA MASCHERATA NON FA RIDERE, l’editoriale di Mario Sechi
Pubblicato il 16 giugno, 2011 in Politica | Nessun commento »
Abbiamo trovato un vero Papa. Papa Alfonso, talmente importante da essere passato del tutto inosservato, o quasi, perfino al direttore de Il Tempo il quale manca poco che nel Palazzo ci abiti e sicuramente vi trascorra più ore dei parlamentari che a piazza Montecitorio transitano il martedì per andarsene il giovedì, mentre noi poveri pennivendoli, ci siamo sette giorni su sette. Dunque questo Papa in incognito, sarebbe lo snodo dell’ultima creatura investigativa: la P4, evoluzione di P2 e P3, una Spectre che attraverso le informazioni del SuperPapa riusciva a penetrare tutte le procure che, come è noto, sono dei forzieri del segreto. Faccio questo mestiere da più di vent’anni e non ricordo procura della Repubblica che non sia un colabrodo. Roma o Milano o Napoli poco importa. Ieri come oggi l’arrestato viene torchiato e qualche ora dopo, oplà! il sacco vuotato ma soprattutto impaginato.
Quando si sarà abbassato il polverone, quando anche la figura di Gianni Letta, eminenza del potere berlusconiano, vero uomo delle istituzioni, sarà esposta alla pubblica gogna e logorata, allora l’inchiesta avrà raggiunto il suo unico scopo: dare un colpo al cuore al sistema del Caimano, ridurlo a un essere inerme, incapace di difendersi politicamente e giuridicamente. Tira aria di 1992, rivoluzione in toga, rito ambrosiano, schiavettoni, manette e scarcerazione solo se parli. Siamo a un passo dal sogno di chi pensa che un epilogo pacifico di questa storia, con un giudizio equanime sul berlusconismo, non solo non sia possibile, ma non s’abbia da fare. E allora pur di issare la forca, val bene un’inchiesta sul segreto di Pulcinella. Siamo a una mascherata. E non c’è niente da ridere. Mario Sechi, Il Tempo, 16 giugno 2011
.…..e intanto sul Corriere della Sera torna a pontificare l’altro papa, con la p minuscola, cioè l’on. Fini, presidente della Camera grazie a Berlusconi che lo sdoganò nel 1993 e scese in campo nel 1994. Fini invita Berlusconi a compiere un “gesto d’amore” per l’Italia e il centro destra, ritirandosi a coltivare la terra lasciando al terzetto del terzo polo, cioè allo stesso Fini, a Casini e Rutelli, la scena e, naturalmente, i voti. Mica scemo Fini! Che come sempre saccente, sprezzante e spudoratamente spocchioso, pretende dagli altri ciò che lui non fa. Lui che fa il parlamentare da quando aveva i calzoncini corti senza aver mai lavorato un solo giorno nella sua vita, proprio come Casini e Rutelli, che della politica hanno fatto il loro unico mestiere, non è capace di fare ciò che chiede agli altri (leggi Berlusconi) di fare. Ha ragione Sechi. Non c’è nulla da ridere, ma da sghignazzare dalle risate si. g.